domenica 16 gennaio 2011

CESARE BARONIO: TESTO TEATRALE, RAPPRESENTAZIONI, WORK-IN-PROGRESS



"CESARE BARONIO" è un Oratorio Teatrale, in lingua italiana, con la prefazione di Edoardo Aldo Cerrato C.O., pubblicato a Roma dalla Congregazione degli Oratoriani, nell'anno 2007.

"E' con gioia che scrivo questa Prefazione richiestami dal M° Alberto Macchi per la sua opera. Con gioia perché il mio incontro 'casuale' con lui è stato un'autentica esperienza di umanità. [...] L'opra teatrale di Alberto Macchi - bella nella forma, ricca di contenuto, sgorgata da una mente che non si limita a nutrirsi di sentimenti, ma indaga le fonti, studia, ricerca: le note del testo e la bibliografia lo documentano ad abundatiam - mi fece conoscere l'uomo che avevo incontrato, e con il quale sentii immediatamente una profonda sintonia fondata sul valore dell'umano [...] Nacque così questo 'Cesare Baronio e l'Oratorio Filippino del XVI secolo' [...] Che dire ad Alberto Macchi, mentre questa sua opera vede la luce nelle pagine della presente pubblicazione, in attesa di esprimersi ancora più viva ed esultante, nella rappresentazione teatrale del 4 giugno 2007 alla Vallicella? Solo GRAZIE, con una parola contiene un oceano di sentimenti e di convinzioni. Convinzioni, non 'convenzioni'! (P. Edoardo Aldo Cerrato C.O., Procuratore Generale della Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, Roma - dalla sua Prefazione al Libro)

"Considero questa mia proposta un omaggio all''Uomo Baronio', una figura straordinaria; una persona autentica, generosa, pura d'animo, particolarmente sensibile alle vicende umane". (Alberto Macchi, Roma - dalla sua Nota dell'Autore al Libro)


Elenco di alcune delle biblioteche in Italia, in Europa e nel Mondo dove si possono consultare in genere le pubblicazioni di Alberto Macchi:

Public Library – New York (Stati Uniti d’America)
The Library of Congress - Washington (Stati Uniti d’America)
British Library – Londra (Gran Bretagna)
Bibliothèque Nationale de France – Parigi (Francia)
Staatsbibliothek zu Berlin - Berlino (Germania)
Biblioteka Narodowa – Varsavia (Polonia)
Biblioteka Uniwersytecka – Varsavia (Polonia)
Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura – Varsavia (Polonia)
Biblioteka Jagiellońska – Cracovia (Polonia) 

Biblioteka Jezuitów – Cracovia (Polonia)

Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura – Cracovia (Polonia)

Biblioteka Gdańska Polskiej Akademii Nauk - Danzica (Polonia)
Miejska Biblioteka Publiczna – Tarnów (Polonia)
Biblioteka Wysza Szkoła – Tarnów (Polonia)
Biblioteka Muzeum Okręgowego – Tarnów (Polonia)
Biblioteca Apostolica Vaticana (Stato Città del Vaticano)
Biblioteca Vaticana – Vaticano (Stato Città del Vaticano)
Ecc. ecc. ...
In Italia:
Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II – Roma
Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte - Roma
Bibliotheca Hertziana - Roma
Biblioteca Casanatense – Roma
Biblioteca Universitaria Alessandrina – Roma
Biblioteca Pontificia Università Gregoriana - Roma
Pontificio Istituto di Studi  Ecclesiastici - Roma
Biblioteca Comunale Rispoli – Roma
Biblioteca Angelica – Roma
Biblioteca Vallicelliana – Roma
Biblioteca e Raccolta Teatrale del Burcardo - Roma
Biblioteca della Camera dei Deputati - Roma
Biblioteca dell'Accademia di San Luca - Roma
Biblioteca Romana Sarti - Roma
Biblioteca Comunale Rispoli - Roma
Unione Romana Biblioteche Scientifiche - Roma
American Academy Library - Roma
Biblioteca della Fondazione Marco Besso – Roma
Archivio dei Padri dell'Oratorio della Chiesa Nuova – Roma
Biblioteca Scolastica Multimediale Alberto Savinio del Liceo Artist. St. Giorgio De Chirico – Roma
Biblioteca Istituto Polacco di Cultura – Roma
Biblioteca Accademia Polacca delle Scienze – Roma
Biblioteca Fundacja Rzymska im. Margrabiny J. Z. Umiastowskiej - Roma 
Biblioteca Comunale – San Vito Romano/Roma
Biblioteca Nazionale Universitaria - Torino
Biblioteca Università degli Studi - Trento
Biblioteca dell'Unione Femminile Nazionale – Milano
Biblioteca Queriniana - Brescia
Biblioteca del Centro di Documentazione Ricerca e Iniziativa delle Donne – Bologna
Biblioteca Panizzi - Reggio Emilia
Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze
Biblioteca Riccardiana – Firenze
Kunsthistorisches Institut - Firenze
Biblioteca Comunale - Arezzo
Biblioteca Accademia Etrusca - Cortona
Biblioteca Comunale – Patrica /Frosinone
Ecc. ecc. ...
"A Cesare Baronio: scritti vari", Sora 1963

Pubblicazioni successive di autori che riportano, tra le altre, la figura di Cesare Baronio - pubblicità - menzioni:

 

Giuseppe Finocchiaro (a cura di), "I libri di Cesare Baronio in Vallicelliana", Biblioteca Vallicelliana, Roma 2008, 303 p., [16] c. di tav. : ill.
In testa al front.: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d'Autore.


Luigi Gulia (a cura), “Baronio e le sue fonti”. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Sora 10-13 ottobre 2007


Edoardo Aldo Cerrato (a cura), "Cesare Baronio", Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, Roma 2007.


P. Tosini (a cura), “Arte e committenza nel Lazio nell’età di Cesare Baronio”, Gangemi Editore, Roma, settembre 2009


Edoardo Aldo Cerrato, "Il Venerabile Cardinale Cesare Baronio", Elledici, Collana: Biografie, Teologia Morale Cristiana, Roma 2010


Renzo Chiozzotto, “Cesare Baronio”, Editore EMP - Collana I Testimoni, Roma, Giugno 2006 (Antecedente al Testo Teatrale di A. Macchi)
p. 120 - Religione e Teologia

Elenco delle opere che riguardano la figura di Cesare Baronio, dipinti e stampe, che sono state pubblicate sul libro e non:



"Cesare Baronio"
Ritratto olio su tela cm. 60 x 48 cm., del 1602, di Michelangelo Merisi detto Caravaggio (?), presso la Chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma.

DALL'IDEA, ALLA STESURA DEL TESTO, ALLE RAPPRESENTAZIONI

Anno 2006

- Il Procuratore Generale della Congregazione Edoardo Aldo Cerrato commissiona ad Alberto Macchi la stesura del testo "Cesare Baronio" e la sua messa in scena alla Vallicella, da realizzarsi nel 2007 in occasione dei 400 anni dalla moerte del Cardinale primo successore di San Filippo Neri alla guida degli Oratoriani.
- Terminata la scrittura del testo teatrale definitivo, dopo fruttuose ricerche nelle biblioteche e archivi in Italia e in Polonia. Concluso un primo ciclo di prove teatrali.

Testo definitivo
Anno 2007
- Secondo e ultimo ciclo di prove teatrali. Pubblicato a Roma il testo teatrale con la prefazione al libro.

Un momento delle prove

Locandina

Programma di Sala
http://www.oratoriosanfilippo.org/programma-baronio.pdf

- Andata in scena per tre giorni consecutivi a Roma dello spettacolo in forma di Oratorio presso la Sala Ovale, Antico Oratorio della Casa Vallicelliana. Interpreti: gli attori Achille Brugnini, Danilo Gattai, Francesco Paolo Di Falco, Edoardo Aldo Cerrato, Francesca Mattucci, il soprano Astrea Amaduzzi, il musista Pier Luigi D'Amato. Protagonista: Guido Ruvolo. Tra il pubblico autirità ecclesiastiche, politici e storici.

Un momento dello spettacolo
Achille Brugnini, interprete qui di F. Barocci, fu già Orazio nell'Hommelet for Hamlet di Carmelo Bene come dal video che segue: http://www.youtube.com/watch?v=YuylBq9jPUI
Anno 2009
- Seminario su Cesare Baronio al Teatro "Enrico Marconi" di Varsavia condotto da Alberto Macchi.
Anno 2010
- Lettura Drammatizzata del testo al Teatro "Enrico Marconi" di Varsavia a cura dell'autore.
Anno 2011
- Incontro a Varsavia su "Cesare Baronio" e lettura di alcuni brani del testo teatrale presso la Sala Comferenze dell'Associazione "Italiani in Polonia".
Anno 2012
- Pubblicata scene dal testo teatrale “Cesare Baronio”, su Gazzetta Italia di Varsavia n. 5 e n. 7-8/2012, in italiano e polacco.

RASSEGNA STAMPA, INTERNET, RADIO, TV, OSSERVAZIONI VARIE



Annales Oratorii, Roma, 2007.


 

Nel IV Centenario ..., Roma 2007,

Pubblicazione scena V in italiano e polacco su "Gazzetta Italia" di Varsavia, del 5/2012.

Pubblicazione scena VII in italiano e polacco su "Gazzetta Italia" di Varsavia, dell'8/2012.



KONGREGACJA ORATORIUM
ŚW. FILIPA NERI
Komitet Obchodów Czterechsetlecia Śmierci Kardynała Cesare Baronio
00183 Roma – Via di Parione, 3
ZAPROSZENIE
W związku z uroczystymi obchodami czterechsetlecia śmierci Kardynała Cesare Baronio, które odbywają się w Rzymie w okresie od stycznia 2007 do czerwca 2008 roku, przy kościele Santa Maria in Valicella, mamy zaszczyt zaprosić na spektakl teatralny:
„Cesare Baronio i Oratorium św. Filipa Neri w XVI stuleciu”, tekst i reżyseria Alberto Macchi,
którego premiera odbędzie się w Rzymie, w poniedziałek 4 czerwca 2007, o godz. 21.30 w Domu XX. Filipinów na Vallicelli, Via della Chiesa Nuova, 3.
Prokurator Generalny Kongregacji Oratorium Św. Filipa Neri
Ojciec Eduardo Aldo Cerrato C. O.
N. B.
Ze względu na ograniczoną liczbę miejsc, prosimy o potwierdzenie przybycia pod numer telefonu (0039) (06) ....


Vedi: comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/volume_teatro_T.pdf

CONFEDERAZIONE DELL’ORATORIO
DI SAN FILIPPO NERI
Comitato per il IV Centenario,
00186 Roma – Via di Parione, 33
INVITO
In occasione delle celebrazioni e dei festeggiamenti per il IV Centenario della morte del Cardinal Cesare Baronio, che si svolgono a Roma durante tutto l’anno 2007 fino al giugno del 2008, principalmente presso la Chiesa di Santa Maria in Vallicella,
la S. V. è invitata allo spettacolo teatrale:
“Cesare Baronio e l’Oratorio di San Filippo Neri del XVI secolo”: drammaturgia e regia di Alberto Macchi,
che andrà in scena a Roma, in prima assoluta, lunedì 4 giugno 2007, alle ore 21,30 presso la CASA VALLICELLIANA, Via della Chiesa Nuova, 3
Il Procuratore Generale
P. Edoardo Aldo Cerrato C. O.
N. B.
Dato il numero limitato di posti disponibili, è necessario confermare al numero ....

CONFEDERAZIONE DELL’ORATORIO
DI SAN FILIPPO NERI
Comitato per il IV Centenario,
00186 Roma – Via di Parione, 33
COMUNICATO STAMPA
Spettacolo teatrale “Cesare Baronio e l’Oratorio di San Filippo Neri del XVI secolo”, con gli attori Guido Ruvolo, Achille Brugnini, Danilo Gattai, Francescopaolo Di Falco, Mario Chiartosini, il soprano Astrea Amaduzzi, il musicista Pier Luigi D’Amato e con il Coro “Vox Poloniae” diretto da Maria Gromnicka Sobota. Testo e regia di Alberto Macchi.
In occasione dei festeggiamenti per il IV Centenario dalla morte del Card. Cesare Baronio, lo spettacolo teatrale sopra indicato andrà in scena a Roma, in data 4 giugno 2007 alle ore 21,30 presso la Casa Vallicelliana, in Via della Chiesa Nuova n. 3, ovvero proprio nei luoghi dove San Filippo Neri e il suo primo successore vissero ed operarono. Ingresso libero, fino ad esaurimento posti.
Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri
Il Procuratore Generale
P. Edoardo Aldo Cerrato C. O.
IV CENTENARIO DELLA MORTE DEL VENERABILE CARDINALE CESARE BARONIO
sotto l’Alto Patrocinio degli Em.mi Cardinali
ANGELO SODANO, Decano del S. Collegio e JEAN-LOUIS TAURAN Bibliotecario di S.R.C.

CONFEDERAZIONE DELL’ORATORIO
DI SAN FILIPPO NERI
Comitato per il IV Centenario,
00186 Roma – Via di Parione, 33
NOTA DELL’AUTORE E NOTA DI REGIA
Quest’ultimo mio testo teatrale dal titolo “Cesare Baronio e l’Oratorio Filippino del XVI secolo”, mi è stato commissionato da Padre Edoardo Cerrato Procuratore Generale della Confederazione degli Oratoriani, perché venga rappresentato durante l’anno 2007, in seno ai festeggiamenti per la Commemorazione del Quarto Centenario dalla morte del Venerabile Cardinale Cesare Baronio.
Ambientato principalmente nella Casa e nella Chiesa degli Oratoriani di Santa Maria in Vallicella a Roma, questo lavoro, è stato da me espressamente arricchito di annotazioni registiche e di didascalie drammaturgiche, per dare a chi, dopo di me dovesse metterlo in scena, l’opportunità di ricreare un autentico Oratorio Filippino del XVI secolo. Un’operazione analoga la feci tre anni fà quando, dietro richiesta del Rettore Padre Casimiro Przydatek della Compagnia di Gesù, scrissi “Stanislao Kostka e il Teatro Gesuitico del XVI secolo”, ambientato, quella volta, nell’antico noviziato e nella Chiesa dei Gesuiti di Sant’Andrea al Quirinale, sempre a Roma, andato poi in scena anche in Vaticano.
In ogni caso, io personalmente, questa mia proposta la considero un omaggio all’”Uomo Baronio”, una figura straordinaria; una persona autentica, generosa, pura d’animo, particolarmente sensibile alle vicende umane.
Quest’atto unico, come ogni rappresentazione teatrale, è fiction, naturalmente, un teatro gestuale e un teatro musicale, oltre che teatro di parola, con scene di atmosfere e rievocazioni oniriche; una pièce scritta per essere rappresentata ovunque, sia in spazi teatrali che in spazi non convenzionali, come antichi palazzi, ville, chiese, musei, con le loro scenografie architettoniche naturali.
La bibliografia e le note incluse in questo dramma, come in tutte le mie precedenti opere teatrali riguardanti biografie di personaggi storici, che ho scritto da quaranta anni ad oggi, sono il risultato di una lunga e scrupolosa ricerca negli archivi e nelle biblioteche d’Italia e d’Europa.
Il mio compito, comunque, come ho sempre dichiarato in ogni mio scritto che abbia riguardato appunto la vita di personaggi storici, non è quello del critico, del teologo o del filosofo, dello storico o dello storico dell’arte, ma semplicemente quello dell’uomo di teatro, incline a frugare nelle più recondite pieghe dell’animo umano, minatore nelle cave dei sentimenti, approdato per la tenace ricerca, dentro quella miniera inesauribile che furono certamente, in questo caso, il cuore e la mente di Cesare Baronio.
Questo spettacolo che va in scena in occasione dei festeggiamenti per il IV Centenario della morte del Card. Cesare Baronio, tenta di riprodurre la formula del teatro in vigore in Italia e in Inghilterra nella seconda metà del XVI secolo. Quindi ripropone l’”Oratorio”, un teatro religioso, fondato da Filippo Neri insieme a Giovanni Pierluigi da Palestrina nel 1564 allo scopo di riunire attraverso esibizioni vocali e musicali, laici e preti, ricchi e poveri, giovani e anziani (con Ancina, Dieni, Riccio, Bozio, Talpa e Antonio Gallonio), ma anche un po’ il “Teatro Gesuitico”, un teatro sacro, quello della ‘ratio studiorum’, sorto appena qualche anno prima, per partecipare al piano pedagogico-didattico della Compagnia di Gesù (con Stefonio, Dubreuil, Balde, Sarbiewski e Andrea Pozzo) e il “Teatro Elisabettiano”, un teatro laico, nato a Corte nel 1558 durante il regno di Elisabetta I, una fusione di motivi della tradizione popolare medievale con elementi colti rinascimentali (con Marlowe, Kyd, Heywood e William Shakespeare).
Allora, come accadeva nel Cinquecento, anche qui oggi, assisteremo ad un teatro prevalentemente di parola, con interventi musicali e con la partecipazione attiva del pubblico, disposto come attorno ad un’arena circolare.
Buon Divertimento. Alberto Macchi

KONGREGACJA ORATORIUM
ŚW. FILIPA NERI
Komitet Obchodów Czterechsetlecia Śmierci Kardynała Cesare Baronio
00183 Roma – Via di Parione, 33
KOMUNIKAT PRASOWY
IV CENTENARIO DELLA MORTE DEL VENERABILE CARDINALE CESARE BARONIO
sotto l’Alto Patrocinio degli Em.mi Cardinali
ANGELO SODANO, Decano del S. Collegio e JEAN-LOUIS TAURAN Bibliotecario di S. R. C.
Spektakl teatralny „Cesare Baronio i Oratorium Św. Filipa Neri w XVI stuleciu”, z udziałem aktorów Guido Ruvolo i Achille Brugniniego oraz śpiewaczki sopranowej Astrei Amaduzzi. Tekst i reżyseria Alberto Macchi.
W związku z uroczystymi obchodami czterechsetlecia śmierci Kardynała Cesare Baronio, wyżej wspomniany spektakl teatralny zostanie wystawiony w Rzymie, w dniu 4 czerwca 2007 roku o godz. 21.30 w Domu XX. Filipinów na Vallicelli, via della Chiesa Nuova 3, w tym samym miejscu, gdzie żyli i działali św. Filip Neri i jego bezpośredni następca, kardynał Cesare Baronio. Wstęp bezpłatny, do wyczerpania wolnych miejsc.
Prokurator Generalny
Kongregacji Oratorium Św. Filipa Neri
Ojciec Edoardo Aldo Cerrato C.O.

KONGREGACJA ORATORIUM
ŚW. FILIPA NERI
Komitet Obchodów Czterechsetlecia Śmierci Kardynała Cesare Baronio
00183 Roma – Via di Parione, 33
NOTA OD AUTORA I REŻYSERA
Ostatni z moich tekstów teatralnych, zatytułowany „Cesare Baronio i Oratorium Św. Filipa Neri w XVI stuleciu”, powstał na zamówienie Ojca Edoardo Cerrato Prokuratora Generalnego Zgromadzenia XX. Oratorianów, z myślą o wystawieniu go w roku 2007, w czasie kulminacji obchodów czterechsetnej rocznicy śmierci Czcigodnego Kardynała Cesare Baronio.
Treść spektaklu, którego akcja jest osadzona w realiach Domu i kościoła XX. Oratorianów Santa Maria in Vallicella w Rzymie, została przeze mnie wzbogacona uwagami reżyserskimi i didaskaliami dramaturgicznymi, aby ten, kto wystawiałby ów spektakl w przyszłości, miał możliwość odtworzenia autentycznego Oratorium XX. Filipinów z XVI w. Podobną akcję zrealizowałem przed trzema laty, kiedy na życzenie Księdza Rektora Kazimierza Przydatka z Towarzystwa Jezusowego napisałem tekst „Stanisław Kostka i Teatr Jezuicki XVI w.”, osadzony tym razem, we wnętrzach dawnego nowicjatu i kościoła XX. Jezuitów Św. Andrzeja na Kwirynale w Rzymie, który wystawiany był również na terenie Watykanu.
Propozycję swoją traktuję jako rodzaj hołdu złożonego Baroniuszowi i jego ludzkiej naturze. Był on bowiem człowiekiem niezwykłym, pełnym autentyzmu i szczodrości, czystego ducha, szczególnie uwrażliwionym na koleje ludzkiego losu. Prezentowana jednoaktówka jest oczywiście teatralną fikcją, teatrem słowa, a zarazem teatrem gestu i muzyki, rozgrywającym się w scenerii i atmosferze onirycznej; jest sztuką, która może być prezentowana gdziekolwiek, zarówno na deskach teatru, jak i w przestrzeni niekonwencjonalnej, jak wnętrza pałaców, willi, kościołów, muzeów, przy wykorzystaniu ich naturalnych walorów scenograficznych.
Bibliografia i przypisy załączone do tekstu dramatu, podobnie jak we wszystkich moich poprzednich utworach teatralnych, poświęconych biografiom historycznym, które napisałem w ciągu czterdziestu lat, są rezultatem długich i szczegółowych badań archiwalnych i bibliotecznych, prowadzonych we Włoszech i w całej Europie.
Mój punkt widzenia – jak deklarowałem zawsze w utworach traktujących o żywotach postaci historycznych, nie jest jednak punktem widzenia krytyka, teologa, filozofa, historyka czy historyka sztuki, lecz optyką człowieka teatru, skłonnego do penetrowania najbardziej niedostępnych zakamarków duszy ludzkiej i pokładów ludzkich emocji, niestrudzonego w zgłębianiu niewyczerpanych zasobów, które w tym przypadku skrywały serce i umysł Baroniusza.
Spektakl, który zostanie wystawiony w związku z obchodami czterechsetnej rocznicy śmierci Kardynała Cesare Baronio, nawiązuje do formuły teatru, aktualnej we Włoszech i w Anglii w XVI w. Stanowi próbę przywrócenia formy „oratorium”, teatru religijnego, utworzonego przez św. Filipa Neri wspólnie z Giovannim Pierluigi da Palestrina w 1564 r. po to, aby we wspólnym działaniu integrować - poprzez występy wokalne i muzyczne – duchownych i świeckich, biednych i bogatych, młodych i starych (Ancina, Dieni, Riccio, Bozio, Talpa i Antonio Gallonio). Nawiązuje też do „Teatru Jezuickiego” i kultywowanej w nim formuły „ratio studiorum”, który zaledwie kilkoma laty wyprzedził powstanie form oratoryjnych, aby współuczestniczyć w pedagogiczno-dydaktycznych programach Towarzystwa Jezusowego (Stefonio, Dubreuil, Balde, Sarbiewski, Andrea Pozzo), i do „Teatru Elżbietańskiego”, teatru świeckiego, który narodził się w roku 1568, za rządów królowej Elżbiety i był fuzją motywów o ludowej genezie, sięgających czasów średniowiecza oraz elementów kultury Odrodzenia (Marlowe,Kyd, Haywood i William Shakespeare).
A więc, podobnie jak bywało w XVI w., także i dzisiaj, staniemy się świadkami teatru opartego przede wszystkim na słowie, wzbogaconym przerywnikami muzycznymi, przy aktywnym udziale publiczności, która zasiądzie jak w amfiteatrze, wokół podium w kształcie kolistej areny.
Życzę dobrej zabawy. Alberto Macchi


1607-2007
IV Centenario della morte
del Venerabile Card. Cesare Baronio
sotto l’Alto Patrocinio degli Em.mi Cardinali:
Angelo Sodano Decano del Sacro Collegio e Jean-Louis Tauran Bibliotecario di S. R. C.
Apertura Centenario Baroniano
Roma, 29 settembre 2006
La celebrazione presieduta da S.E.R. mons. Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato della Città del Vaticano, e concelebrata dai Prepositi e Delegati delle Congregazioni dell'Oratorio presenti a Roma per il Congresso Generale inaugura in Chiesa Nuova il IV centenario della morte del Ven. Baronio...
Giornata pro beatificatione del Baronio
Roma, 15 aprile 2007
La fama di santità del Ven. Baronio è viva negli ambienti delle Congregazioni Oratoriane e in molte Istituzioni accademiche e di cultura, come dimostrano le non poche iniziative organizzate nel Centenario; la Giornata pro Beatificatione che si è tenuta il 15 aprile alla Chiesa Nuova ne è pubblica dimostrazione...
Visita alle Sette Chiese
Roma, 12-13 maggio 2007
A motivo del IV centenario della morte dell’insigne discepolo e primo successore di S. Filippo Neri, particolare memoria è riservata al Ven. Cesare Baronio durante l’annuale Visita delle Sette Chiese guidata dalla Congregazione dell’Oratorio di Roma. Il Procuratore Generale partecipa alla Visita...
Traslazione delle Reliquie del Ven. Baronio
Roma, 23 maggio 2007
Nell’imminenza della solennità di S. Filippo Neri, si sono concluse le operazioni della ricognizione canonica delle Reliquie del Ven. Baronio. Il Protonotario apostolico mons. Bella ha posto i sigilli sulla nuova urna che le racchiude e con una semplice ma partecipata cerimonia...
“Cesare Baronio e l’Oratorio Filippino del XVI secolo”
Roma, 4 giugno 2007
Alla presenza di un folto pubblico si è svolta nella Casa Vallicelliana la rappresentazione teatrale con cui la Procura Generale ha inteso onorare, oltre che con celebrazioni liturgiche ed eventi accademici, il Ven. Cesare Baronio nel IV centenario della sua morte.
Scritta dal M° Alberto Macchi ed eseguita sotto la sua regia, l’opera è interpretata dagli attori Guido Ruvolo, Achille Brugnini, Francescopaolo Di Falco, Danilo Gattai e dallo stesso pubblico, con il Soprano M° Astrea Amaduzzi, il Musicista M° Pierluigi D’Amato e con il Coro Polifonico Vox Poloniae diretto dal M° Maria Gromnicka Sabota.
IV Centenario del dies natalis del Ven. Baronio
Roma, 30 giugno 2007
Il Procuratore Generale accoglie in S. Maria in Vallicella Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Sacro Collegio, che presiede la solenne celebrazione Eucaristica, animata dal canto della Cappella Musicale della Basilica di S. Pietro in Vaticano...
Baronio ritorna nella sua città
Sora-Valleradice, 7-9 settembre 2007
In occasione della festa della Natività di Maria, una solenne celebrazione presieduta nel santuario di Valleradice dal Procuratore Generale, accompagnato da P. Mario Avilés, C.O. di Pharr e Deputato per l’America Latina, e da P. Fernando Escobar, C.O. di México San Pablo, commemora il Venerabile Cesare Baronio... (Procura Generale Congregazione Oratoriani di San Filippo Neri, Roma)

PROCURA GENERALE DELLA CONFEDERAZIONE DELL’ORATORIO DI SAN FILIPPO NERI: EVENTI DEL CENTENARIO BORRONIANO
Programma ufficiale delle Celebrazioni a Roma:
Apertura del IV Centenario della morte del Venerabile Card. Baronio
29 settembre 2006
S. MARIA IN VALLICELLA
19.00 S. Messa presieduta da Sua Ecc.za Rev.ma mons. Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato della Città del Vaticano, e concelebrata dai Prepositi e Delegati delle Congregazioni dell'Oratorio presenti a Roma per il Congresso Generale.
Giornata pro beatificatione:
15 aprile 2007
S. MARIA IN VALLICELLA
18.30 S. Messa presieduta da Sua Em.za Rev.ma Card. James F. Stafford, Penitenziere Maggiore.
Visita alle Sette Chiese:
13 maggio 2007
SS. NEREO E ACHILLEO
12.00 S. Messa presieduta da Sua Em.za Rev.ma Card. Theodore McCarrick, titolare della Basilica.
Simposio:
16 maggio 2007
S. MARIA IN CAMPITELLI
17.00 Simposio: “Il Cardinale Cesare Baronio e l’Ordine della Madre di Dio”.
Solennità di S. Filippo Neri:
25 maggio 2007
S. MARIA IN VALLICELLA
19.00 S. Messa presieduta da Sua Em.za Rev.ma il Card. Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, in speciale ricordo del Ven. Cesare Baronio.
26 maggio 2007
S. MARIA IN VALLICELLA
19.00 S. Messa presieduta da Sua Em.za Rev.ma il Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.
28 maggio 2007
S. MARIA IN VALLICELLA
21.00 “S. Filippo Neri e Cesare Baronio, il Maestro e il discepolo”. Liturgia della Parola con testi e musiche dell’Accademia Musicale S. Pietro.
Spettacolo teatrale:
4 giugno 2007
CASA VALLICELLIANA
21.00 La Compagnia Teatrale Europea Morvay presenta “Cesare Baronio e il Teatro Oratoriano del XVI secolo”: Guido Ruvolo, Achille Brugnini, Danilo Gattai, Mario Chiartosini, Francesco Paolo Di Falco, e con Astrea Amaduzzi, soprano. Testo e regia del M° Alberto Macchi.
Baronio e S. Giovanni dei Fiorentini:
24 giugno 2007
S. GIOVANNI DEI FIORENTINI
18.30 Concelebrazione presieduta da Sua Em.za Rev.ma il Card. Carlo Caffarra, titolare della chiesa, nel ricordo di Cesare Baronio e della sua permanenza in S. Giovanni dei Fiorentini.
IV centenario della morte
30 giugno 2007
S. MARIA IN VALLICELLA
19.00 S. Messa presieduta da Sua Em.za Rev.ma il Card. Angelo Sodano, Decano del Sacro Collegio.
21.00 Concerto “Vergine Bella”. Laudi mariane polifoniche raccolte da G. Arascione. Coro dell'Accademia Bizantina diretto da Marco Gemmani, in collaborazione con CREATOR - Faenza Musica Sacra: direzione artistica di Romano Valentini.
Ciclo di conferenze storiche
24 ottobre 2007
BIBLIOTECA VALLICELLIANA
16.00 Prof. Luis Martinez Ferrer, della Pontificia Università della S. Croce: “Cesare Baronio e il suo tempo”. Presiede Sua Em.za Rev.ma il Card. J-L. Tauran, Bibliotecario di S. R. C.
21 novembre 2007
BIBLIOTECA VALLICELLIANA
16.00 Prof. Edoardo Aldo Cerrato, Procuratore Generale Confederazione dell’Oratorio: “Cesare Baronio e s. Filippo Neri”.
12 dicembre 2007
BIBLIOTECA VALLICELLIANA
16.00 Prof. Agostino Borromeo, dell’Università di Roma: “Cesare Baronio e le grandi questioni politico-ecclesiastiche dell’età sua”.
Altri eventi in collaborazione con la Procura Generale:
"Colloquio Internazionale"
25 - 27 giugno 2007
ROMA - BIBLIOTECA VALLICELLIANA
Colloquio Internazionale "Cesare Baronio tra santità e scrittura storica" organizzato da Università di Roma «Tor Vergata», Università di Roma Tre, Procura Generale della Confederazione dell'Oratorio, Associazione Italiana per lo Studio della Santità, dei Culti e Agiografia, Biblioteca Vallicelliana.
"Convegno Internazionale"
10 - 13 ottobre 2007
SORA - CENTRO STUDI SORANI
Convegno Internazionale "Baronio e le sue fonti".
“A teatro con Cesare Baronio”
Roma, 4 giugno 2007
Nella suggestiva cornice della Casa Vallicelliana si svolge l'inedita rappresentazione teatrale “Cesare Baronio e l’Oratorio Filippino del XVI secolo", atto unico con libretto e regia del Maestro Alberto Macchi. Con il linguaggio dell’arte, della poesia e della musica si rende omaggio al Baronio...
“Cesare Baronio e l’Oratorio Filippino
del XVI secolo”
Roma, 4 giugno 2007
Alla presenza di un folto pubblico si è svolta nella Casa Vallicelliana la rappresentazione teatrale con cui la Procura Generale ha inteso onorare, oltre che con celebrazioni liturgiche ed eventi accademici, il Ven. Cesare Baronio nel IV centenario della sua morte.
Scritta dal M° Alberto Macchi ed eseguita sotto la sua regia, l’opera è interpretata dagli attori Guido Ruvolo, Achille Brugnini, Francescopaolo Di Falco, Danilo Gattai e dallo stesso pubblico, con il Soprano M° Astrea Amaduzzi, il Musicista M° Pierluigi D’Amato e con il Coro Polifonico Vox Poloniae diretto dal M° Maria Gromnicka Sabota. (Procura Generale della Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, Roma 5 giugno 2004)

Eventi del Centenario Baroniano
Iniziative delle Congregazioni dell'Oratorio e di altri Organismi
Hanno comunicato iniziative:
La rivista “Maria di Fatima”: l'articolo di Andrea Mistrorigo “Cardinale umile, storico della Chiesa e primo successore di S. Filippo Neri” illustra la figura del Ven. Baronio sul n. 11, 2006, pp. 23-26.
La rivista “Religiosi in Italia”, CISM: sul n. 375 (novembre-dicembre) 2006, è ricordato l’inizio delle celebrazioni centenarie del Ven. Baronio con ampio riferimento all’articolo di E. A. Cerrato pubblicato sull’Osservatore Romano del 29 settembre 2006, p. 7.
L’Oratorio Secolare di Roma: al Ven. Cesare Baronio sono dedicati alcuni dei sermoni dell’anno 2006-2007: in novembre P. Edoardo A. Cerrato: “Cesare Baronio, penitente e confessore di S. Filippo Neri”; in dicembre P. Alberto Venturoli: “la devozione mariana del Padre della Storia Ecclesiastica”; dott.ssa M. T. Bonadonna Russo: “Le abitazioni romane del Baronio”.
La Parrocchia di S. Maria in Vallicella-Chiesa Nuova: al IV Centenario del Ven. Cesare Baronio è dedicato il calendario del 2007: 32 pp. riccamente illustrate e pregevoli testi di presentazione della vita e della figura di colui che, per qualche tempo, fu anche Parroco di S. Maria in Vallicella.
La Congregazione dell’Oratorio di Bologna: al Centenario baroniano è dedicato n. 1, 2007 della “Rivista dell’Oratorio di S. Filippo Neri di Bologna”. Oltre ad una presentazione del Baronio, tratta dai testi messi a disposizione dal sito della Procura Generale, il fascicolo riporta notizie e comunicazioni del Comitato per il IV Centenario e della Postulazione della Causa.
Il Centro Sudi Sorani: con il Patrocinio della Città di Sora, della Provincia di Frosinone, della Regione Lazio, della Città di Veroli, della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, della Confederazione dell’Oratorio e della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, è stato inaugurato un ciclo di conferenze sul Card. Baronio. Relatore del primo incontro (1 marzo 2007) P. Edoardo A. Cerrato; seguiranno nei prossimi mesi le conferenze del dr. Marco Roncalli e del dr. Giuseppe Finocchiaro.
Il quotidiano “Avvenire”: con un articolo di Vincenzo Grienti “Il cardinale Baronio “maestro” di Storia della Chiesa” (1 marzo, p. 17) si dà notizia del Centenario baroniano in relazione al ciclo di conferenze programmato a Sora.
La rivista “Il Messaggio della Santa Casa-Loreto”: il numero di marzo 2007, con un articolo di P. Alberto Venturoli, C.O., dedica due pagine (107-108) al Ven. Baronio, pellegrino al santuario nel 1599.
P. Edoardo Aldo Cerrato: un opuscolo dal titolo “Nel IV centenario della morte del Ven. Card. Cesare Baronio, discepolo e primo successore di S. Filippo Neri” riporta il testo di due sermoni tenuti dall’autore sul Venerabile all’Oratorio Secolare di Roma. L’opuscolo, di 48 pagine, corredato da ampia iconografia, traccia un profilo del Baronio e tratta specificamente l’esperienza del Baronio alla “scuola” di Padre Filippo.
Il Centro di Studi Sorani: compirà sabato 14 aprile una visita ai luoghi del Baronio a Roma, soffermandosi nella basilica dei SS. Nereo e Achilleo, in S. Gregorio al Celio e in S. Maria in Vallicella per venerare le spoglie del Ven. Cesare Baronio. I visitatori, accompagnati dal Prof. Luigi Gulia, Presidente del Centro Studi, saranno accolti dal Procuratore Generale della Confederazione Oratoriana che celebrerà per essi la S. Messa alla Vallicella.
La Nuova scintilla, settimanale della diocesi di Chioggia, del 15 aprile 2007 riporta, a firma di Renzo Chiozzotto, un articolo sul Baronio in occasione della “Giornata pro Beatificatione”.
La Federazione di Polonia delle Congregazioni dell'Oratorio: il numero 57 (2007) di "Oratoriana", rivista ufficiale della Federazione, dedica ampio spazio al Centenario del Ven. Baronio e riporta in traduzione polacca (pp. 39-45) uno scritto tratto dalla rivista "Joseph", 2005/6 (Kleinhain, Austria): "Dialogo con il Cardinale Cesare Baronio su S. Filippo Neri".
L’Oratorio Secolare di Biella: accompagnato dal Preposito P. Giovanni Gallo, compirà a Roma nei giorni 29 e 30 aprile, uno dei suoi itinerari annuali visitando le memorie del Baronio a Sora e in S. Maria in Vallicella, dove il Procuratore Generale della Confederazione accoglierà il folto gruppo e celebrerà la S. Messa.
La Congregazione dell'Oratorio di Wien: l'8 maggio 2007 conferenza all'Oratorio Secolare sul Venerabile Card. Cesare Baronio. Terrà la conferenza Univ.-Prof. DDr. Floridus Röhrig CanReg, professore di Storia della Chiesa alla Facoltà di Teologia dell'Università di Vienna.
L’Osservatore Romano: il 16 maggio un articolo di p. Edoardo A. Cerrato presenta il Ven. Cesare Baronio, discepolo di S. Filippo Neri; e un articolo di p. Rosario Piazzola presenta S. Giovanni Leonardi ed i rapporti intercorsi tra il santo e l’Oratorio filippino.
L'Università degli Studi di Cassino: Convegno Internazionale di studi sul tema: "Arte e committenza nel Lazio nell'età di Cesare Baronio" (Frosinone-Sora, 16-18 maggio 2007). Coordinamento scientifico: Giulia Orofino, Patrizia Tosini.
La Congregazione dell’Oratorio di Brescia: in occasione della solennità di S. Filippo Neri 2007, il 19 maggio si inaugura nella Cappella dell’Oratorio una Mostra di artisti associati all’Unione Cattolica Artisti Italiani. Oltre all’esposizione di opere di pittura, scultura, arti grafiche, la Mostra ospiterà una sezione che ricorda il Ven. Card. Cesare Baronio e mons. Carlo Manziana, C.O., nel IV centenario e nel decimo anniversario della morte. Del Baronio saranno esposti, oltre al ritratto del XVII sec. conservato nella Congregazione bresciana, esemplari degli Annales dell’edizione romana (1597) e di quella veneziana (1600) e lettere autografe del Cardinale indirizzate al ven. Alessandro Luzzago, conservate nell’Archivio della Congregazione. Anche in ricordo del IV centenario baroniano, la Congregazione promuove per l’8 giugno, nella chiesa della Pace, un Oratorio recitato e cantato, dedicato a S. Filippo Neri.
La Congregazione dell’Oratorio di Prato: nella solennità di Pentecoste, 27 maggio, anniversario dell’Ordinazione sacerdotale del Ven. Card. Cesare Baronio, i Padri dell’Oratorio di Prato dedicano un particolare ricordo al discepolo di S. Filippo Neri, invocando lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa sante vocazioni e pregando il Signore affinché si degni di glorificare in terra il servo di Dio, splendido esempio di santo sacerdote.
La Congregazione dell’Oratorio di Biella: il 14 giugno una conferenza di P. Luciano Acquadro, C.O. presenterà il Card. Cesare Baronio; il 30 giugno una Santa Messa nella chiesa dell’Oratorio commemorerà il IV centenario della morte del Venerabile.
La Congregazione dell'Oratorio di Birmingham: il 30 giugno ha ricordato il Baronio con una S. Messa presieduta dal preposito e Postulatore Generale P. Paul Chavasse, a cui è seguita una conferenza di P. Dermot Fenlon, C.O. su Cesare Baronio, autore degli "Annales Ecclesiastici".
La Congregazione dell'Oratorio di Guardia Sanframondi: il 30 giugno ha ricordato il Baronio con una conferenza del dott. prof. fratel Mario Presciuttini, lasalliano, nella Basilica Parrocchiale. Al termine è stato donato un libretto con cenni biografici del Venerabile curato dal prof. Vincenzo Di Crosta.
La Congregazione dell'Oratorio di Mondovì: il 30 giugno ha ricordato il Baronio con una S. Messa.
La Congregazione dell’Oratorio di Gostyn (Polonia): è programmata per il 6-7 ottobre 2007 una commemorazione del Ven. Baronio per la quale la Congregazione ha chiesto e ottenuto il Patrocinio della Procura Generale della Confederazione Oratoriana.
6 ottobre: nel Santuario della “Santa Montagna” solenne celebrazione Eucaristica in ricordo del Card. Baronio. Musiche di P. L. Palestrina.
Segue nell’Oratorio un Atto commemorativo con letture dagli scritti di Cesare Baronio e il Concerto: Requiem, Litaniae de B. Maria Virgine, Salve Regina di J. Zeidler; diretto dal M°. Marek Toporowski.
7 ottobre: Concerto: W. A. Mozart, Messa dell’incoronazione; M. Koperski, Missa sollemnis ex B. Orchestra dell’Accademia Beethovenowska e Coro Cattolico dell’Università Lubelski. Direttore: M°. Marek Dyzewski.
P. Ángel Alba, dell'Oratorio di Alcalá de Henares (Spagna): «Con motivo del Centenario del Cardenal Baronio estoy preparando un estudio sobre la "presencia de las obras del Cardenal Baronio en las Bibliotecas españolas". Otro estudio sobre la "presencia de Baronio en la historiografía española de los siglos XVII y XVIII". Espero poder realizarlos.» 


PASSI DEL LIBRO TRATTI DAL TESTO E/O DALLE NOTE:


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Scena Quinta: BAROCCI
Urbino 1603. La bottega di Federico Barocci. (L’azione si svolge tra il pubblico e al centro della Sala Ovale)
MUSICISTA: (Fuori scena, emette un suono con uno strumento)
BAROCCI: (Rievoca mentre passa tra il pubblico diretto verso la scena) Perché sono fuggito da Roma e mi sono ritirato nella mia Urbino? (Gridando) Perché le strade di Roma son divenute così insicure, con tutti quei lazzaroni, plebe di campagna, che i viaggiatori sono invitati dalle autorità a dare la borsa in custodia ai banchieri. E a girare di notte per i vicoli non c’è da stare affatto tranquilli. Pefino il Papa, nelle cerimonie, prima di bere dal calice, deve servirsi della fistola, della storta. Ma soprattutto, mi sono ritirato nella mia Urbino, perché a Roma mi hanno avvelenato… il corpo, la mente, il sangue!
MUSICISTA: (Accenna un suono)
BAROCCI: (Al. centro della scena) E ora tutti mi vengono a dire che sono malato, perché, secondo loro, io starei vivendo il mio corpo come un luogo insidioso, inabitabile. Tutti bravi a dire! Io sto male, in conseguenza di quel subdolo ed infame avvelenamento. Altro che! (Pausa) Qui almeno io abito il mio corpo, nel senso che mi sento a casa! Soltanto qui, nella mia città, mi sento tranquillo, accolto da me, dentro di me, in uno spazio che mi riconosce e mi contiene. E ciò mi permette di sperimentarmi in un benessere che caratterizza la mia esistenza, il mio stare al mondo.
MUSICISTA: (Accenna un suono)
BAROCCI: (Divaga fuori scena, tra il pubblico) Io sono figlio e nipote di incisori e scultori (1). Ed anche se ho studiato l’arte del
mio conterraneo Raffaello e ho avuto rapporti con Michelangelo, col Vasari e con gli Zuccari, per me è stata determinante l’arte del mio vero ed unico maestro: Correggio. Infatti ho tradotto, in composizioni spesso teatrali, la grazia e la vivacità dei colori, proprie del pittore emiliano piuttosto che quella tragica ‘terribilità’ di Michelangelo. E poi, seppur col mio spirito cristiano, io non ho rappresentato e non rappresento in modo aulico i fasti della Chiesa, anche se tra i miei committenti c’è stato anche il papa, ma io ho inteso e intendo toccare direttamente l’animo dei fedeli, suscitando in loro una commozione tale che poi spesso ho visto e vedo tramutarsi in devozione.
MUSICISTA: (Accenna un suono)
BAROCCI: (Al centro della scena) Checché se ne dica, non sto certo vivendo, al pari di taluni, la malattia come scelta di vita. Lo sa bene Lìlio (2), l’allievo che m’è stato sempre vicino! Se ora sento dolore allo stomaco e ieri alla testa, ripeto, è perché sono stato avvelenato (3). Invece giù tutti a sentenziare: “Il tuo isolamento ti sta portando progressivamente a sentirti turbato, quasi paralizzato in una situazione che prima o poi ti apparirà senza uscita. Se continui a vivere in quest’isolamento finirà che non potrai più vivere la tua vita. E sopraggiungerà lo sconforto quando t’accorgerai di non farcela più a vivere. E allora ti succederà di incominciare a bere per cercare d’alleviare il dolore e la disperazione. E così di fojetta in fojetta vedrai sparire anche quei pochi scudi d’oro che ti rimangono” (4).
MUSICISTA: (Accenna un suono)
BAROCCI: (Fra il pubblico, fuori scena) Invece, a dispetto di tutti, io son qui che creo (5). E poi sono anche ritrattista, disegnatore ed incisore di acqueforti. E la mia vita è colorata. E i miei colori sono il rosa e l’azzurro del cielo, il colore delle arance, il grigio delle pietre umbre, il rosso ocra delle terre di Siena. Ho abbandonato Roma con dolore, non crediate! La Roma a me cara per la presenza di Caravaggio, del Cardinale Cesare Baronio, del Cavalier Marino, di Filippo Neri, del Cavalier D’Arpino di fra’ Deo Gratias, di Rubens, di Pomarancio. Per Pippo Bono ho dipinto una ‘Presentazione di Maria al Tempio’, per gli Oratoriani una ‘Visitazione’. Ma andate ad osservare la mia ‘Deposizione’, il mio ‘Trasporto di Cristo al sepolcro’, tutta la mia opera! (6) Io dipingo in modo tale che lo spettatore che si avvicini ad un mio dipinto deve essere subito catturato come in una rete di affetti, di stati d’animo, di occhiate, tutte espressioni che voglio invitino a partecipare emotivamente a quel momento che io ho fissato sulla tela. Ogni mia opera ha sempre visto la luce dopo un lunghissimo e sofferto arco di tempo, caratterizzato da ripensamenti e impaginazioni compositive diversificate, perché io ho sempre cercato di raggiungere il modo più adeguato per aderire più intimamente all’essenza delle cose o dei momenti. Le mie figure devono sembrare animate dal di dentro come da un vortice di vento che arriva a scuotere i panneggi. E i miei guizzi luminosi contro cieli cupi devono apparire come riverberi della tempesta mentale dei miei personaggi.
MUSICISTA: (Accenna un suono)
BAROCCI: (Al centro della scena) Ma ora lasciatemi stare! Lasciatemi solo! Dico anche a voi! (Indica il pubblico) Ricordate che noi tutti siamo in balia del Male. È lui che governa il mondo, che non ci consente di scegliere di nascere, che non ci consente, o quasi, di scegliere di ammalarci o di morire. Egli peraltro ci costringe ad essere spesso suoi strumenti: quando ad esempio minacciamo, aggrediamo o uccidiamo. Anche la natura è al servizio del Male. Guardate le sue catastrofi, le sue carestie, le sue epidemie. A volte mi vien da pensare che hanno ragione quelli della Riforma quando asseriscono che l’uomo in un certo senso nasce già predestinato (7). Sono la Predestinazione e la Grazia che tolgono all'uomo il libero arbitrio!
MUSICISTA: (Accenna un suono)
BAROCCI: Se io dico queste cose è perché conosco il „vero”. Certo il mio „vero”, sia nella vita che nella pittura, è il mio „vero”, come il mio temperamento lo sente. Io, infatti, nella vita e nella pittura, sono un artista raffinato e sensibile, ma sono anche uno attento a tutto e a tutti. Sulle mie tele, come ho già detto prima, creo effetti particolari di luci, di forme evanescenti e sfaldate, di colori pastosi e leggeri, però prediligo le composizioni festose e adorne, nell’abbondanza di drappi e svolazzi, ma soprattutto amo creare composizioni affollate di persone e animali. Sì, di animali …, anime pure!
MUSICISTA: (Accenna un suono)
BAROCCI: (Mentre lascia la scena per uscire) Certo, la vita stanca! Col passar del tempo la vita, di per sé, stanca chiunque. Scopriamo peraltro che la nostra vita sta volgendo al termine proprio quando sentiamo sopraggiunge questa stanchezza. Un po’ come quando avvertiamo la presenza del nostro cuore, che allora ci si accorge di avere quell’organo malato o quando incominciamo ad aver paura d’aver paura, che si prende coscienza d’aver perduta la serenità. Di questo ed altro ancora ne sa certamente qualcosa quel sant’uomo di Cesare Baronio che ha davanti agli occhi ogni momento la morte. Se non avesse la Fede a rigenerarlo, a ricrearlo... . Eppure, malgrado il mio egoismo di certi momenti, dettato dalla difesa al mio malessere (8), io sento che il Cardinal Baronio è con me, è dalla mia parte. Ho saputo che sovente egli è in meditazione davanti alle mie tele in Santa Maria in Vallicella, non crediate! Assieme a quell’anima santa di Pippo Bono (Pausa). Loro, tutti e due, sì che sono dalla mia parte!
MUSICISTA: (Accenna un suono)
BAROCCI: Pippo Bono. Sì, Padre Filippo Neri! Ecco perché, prima di lasciare Roma, ho scelto di dipingere in suo onore, un’edicola proprio accanto alla sua antica Chiesa di San Girolamo della Carità, un medaglione da sospendere sullo spigolo del palazzo lì accanto, sorretto da due putti, con dentro una miniatura a tempera, dipinta su una lastra d’ardesia, che rappresentasse “Lui che si china a baciare il piedino del Bambino Gesù sotto lo sguardo dolcissimo della Madonna” (9). Ecco...
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Scena Settima: CALVINO
Mainz 1606. Calvino, seduto al tavolino, s’accinge a scrivere al Baronio. Il Cardinale è seduto anch’egli ad un tavolino di fronte a lui. (L’azione si svolge sulla pedana nella Sala Ovale)
CALVINO: (Pronunciando ogni parola mentre scrive con una penna d’oca su una carta da lettera) Mainz, oggi dì 27 gennaio, Anno Domini 1606. Eccellentissimo Cardinale Cesare Baronio, chi Vi scrive è il Vostro amatissimo e umilissimo Giusto Calvino, Vostro “figlioccio”, come Voi siete solito chiamarmi affettuosamente. Vi invio questa mia epistola a ringraziarVi per tutto quello che Voi avete fatto per me. Un tempo io ero un povero eretico calvinista, un figlio della Riforma, così come tanti, vittima delle nuove proposte dilaganti che arrivavano dalla Sassonia, dalla Piccardia, dalla Svizzera. Che poi per quanto riguarda me, personalmente, a dir il vero, io credo di aver abbracciato la religione riformata e con particolare fervore, principalmente in quanto parente stretto di Giovanni Calvino fondatore di una delle più diffuse, fra queste nuove religioni protestanti. Così, quando Voi siete entrato nella mia vita, la mia vita ha incominciato a colorarsi di amore, di fiducia nel futuro, di Fede in Dio, nella Vergine, nei Santi. Voi, che avete convertito luterani, zuingliani, calvinisti e mussulmani, ferventi apologisti noti in tutta Europa, come Giacomo Nigrino o Federico Husmann, non so dove abbiate trovato anche il tempo e la pazienza per convertire, un povero teologo, esaltato come tanti allora, un modesto uomo di provincia, distribuito fra un lavoro di insegnante, una sposa e dei figli. Così Voi mi avete aiutato a venire in Italia assieme a mio fratello e alla mia famiglia, mi avete spinto a prendere un dottorato in Teologia a Perugia e una laurea in Diritto a Siena. A Roma, poi, avete fatto da padrino alla mia Cresima e alla mia Prima Comunione, due cerimonie entrambe celebrate, per grazia di Dio e Vostra, personalmente da Sua Santità Papa Clemente VIII, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano. E fu in quell’occasione che
io assunsi il Vostro nome di “Baronio”; per cui è da allora che io posso chiamarmi, per Vostra concessione, “Justus Baronius Calvinus”. Oggi, che vesto l’abito dei Carmelitani Scalzi, posso dirVi di aver avuto veramente grandi privilegi dall’amore che nutro per la Madonna del Carmelo. E questo e tutto il resto grazie a Voi!
BARONIO: (Vfc. Risponde scrivendo con una penna d’oca su una carta da lettera) È bello quello che stai dicendo; ha del miracoloso. Ma sarà bene che tu metta a freno il tuo entusiasmo. Il Signore Iddio, Lui, che dovrebbe per primo essere entusiasta del Suo creato, sicuramente non può esserlo, almeno dal risultato di noi creature umane, per i nostri pensieri, per i nostri comportamenti. Perché allora dovremmo esserlo noi di noi stessi? E poi ora non stare ad adularmi! Se hai potuto abbracciare la Fede Cristiana, secondo me, lo devi soprattutto alle amorevoli attenzioni che ti hanno riservato, a quel tempo, i due tuoi amici gesuiti e alle letture, che tu hai regolarmente fatte, degli scritti del Cardinal Bellarmino.
CALVINO: Non c’è dubbio, ma la Vostra generosa e costante assistenza ha fatto sì che poi persistessi nella Fede. Voi siete una persona preziosa per tanti in Europa, non soltanto per me. Voi siete amato nel mio paese, in Prussia; in Polonia siete addirittura adorato. Il vostro nome compare spesso nei drammi del loro Teatro Gesuitico; le Vostre opere letterarie sono state tutte tradotte nella loro lingua. In Francia e in Spagna poi, siete quasi venerato.
BARONIO: (Vfc) Eppure io son qui alla Vallicella che attendo trepidante la Morte, la quale invece è già dietro la porta, che mi rimprovera tante cose; con i miei confratelli che devono sopportare le mie lagne per tutti gli acciacchi che ho; quelli dovuti all’età, so bene!
CALVINO: Ah! Quei Vostri cari Confratelli dell’Oratorio! L’Eminentissimo Padre Antonio Gallonio, Flaminio Riccio, Francesco Bozio, Pietro Dieni che tutti chiamavamo simpaticamente “Pernacchione”. Sì, l’Oratorio che ho avuto il piacere e l’onore di sperimentare a Roma presso la Vostra Chiesa di Santa Maria in Vallicella. Ricordo ancora tutti quei pomeriggi, quelle sere, nella sala del refettorio a declamare, a disquisire, ad ascoltare musica, a rivivere storie di vite di Santi, con i Vostri confratelli, con i laici, con gli artisti, tutti insieme protagonisti. Che meraviglia, che momenti!
BARONIO: (Vfc) Sono contento che tu sia rimasto contento di noi. Lo siamo tutti, anche noi per te, preti oratoriani e fedeli, qui alla Vallicella. Ma dovremmo tutti ringraziare nostro Padre Filippo e il Maestro Pierluigi da Palestrina che hanno ideato questa formula straordinaria per stare tutti insieme in armonia: grandi, piccini, preti, laici, maschi, femmine, ricchi, poveri. Pertanto anche tu devi ringraziare quel sant’uomo di Padre Filippo se la tua teologia l’hai potuta sperimentare concretamente. A tal proposito vorrei suggerirti un tema che ritengo particolarmente idoneo per un teologo che si interessa alle vicende umane come fai tu, un tema su cui dissertare durante un Oratorio dalle parti tue, lì a Mainz. Eccolo, questo tema! “Con la Santità si possono restaurare le Istituzioni, mentre non si può restaurare la Santità con le Istituzioni”. Questo era quanto affermava Filippo Neri, il nostro fondatore della Congregazione degli Oratoriani.
CALVINO: Allora, se Vostra Eccellenza mi consete, anch’io avrei un tema da proporre, un tema che amerei fosse discusso in seno ad uno dei Vostri Oratori a Santa Maria in Vallicella. Eccolo, questo tema! “La giustizia della Vostra misura di uomo, Illustrissimo Cardinal Cesare Baronio, è ormai vicina. Il tempo, galantuomo, sta già delineando la Vostra statura di gigante”. (Lunga pausa) Spero che il Buon Dio vi faccia rimettere presto dai Vostri acciacchi. Io, dal canto mio, pregherò per Voi la Madonna del Carmelo. Vostro umilissimo servo, Justus Baronius Calvinus. (Buio)
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"Federico Barocci", Incisione del XVIII secolo. Pittore prediletto di Cesare Baronio.

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CODICE T LA SCUOLA VA A TEATRO
per alunni e studenti dai 3 ai 18 anni



Cesare Baronio
e l’oratorio filippino del XVI secolo

UNO SPETTACOLO DI ALBERTO MACCHI
CON GUIDO RUVOLO, ACHILLE BRUGNINI, FRANCESCO PAOLO DI FALCO, DANILO GATTAI
ASTREA AMADUZZI (SOPRANO) PIERLUIGI D’AMATO (MUSICISTA)

In programmazione
dal 26 al 30 novembre 2007
dall’ 11 al 15 febbraio 2008
ore 9.00 visita guidata
spettacolo ore 11.00
ore 15.00 visita guidata
spettacolo ore 16.30

Durata spettacolo
65 minuti (atto unico)
Costo individuale
9,00 euro
Capienza teatro
Sala ovale 120 posti
Responsabile rapporto scuole
ENZO FASOLI
tel 3381604968
fax 06 23270371

FASCE SCOLASTICHE
INTERESSATE
Secondaria
1° grado
Secondaria
2° grado

Ambientato principalmente nella Casa e nella Chiesa degli Oratoriani di Santa Maria in Vallicella a Roma, arricchito di annotazioni registiche e di didascalie drammaturgiche, per dare l’opportunità di ricreare un autentico Oratorio Filippino del XVI secolo.
Un omaggio all’”Uomo Baronio”, una figura straordinaria; una persona autentica, generosa, pura d’animo particolarmente sensibile alle vicende umane.
Questo atto unico, come ogni rappresentazione, è fiction, un teatro gestuale e un teatro musicale (con
brani del 1500, esaltati anche con strumenti dell’epoca, dalla voce della Soprano Astrea Amaduzzi e dal suo flauto traverso, nonché dalla spinetta di Pierluigi D’Amato), oltre che un teatro di parola con rievocazioni oniriche.
La bibliografia e le note incluse in questo dramma, sono il risultato di una lunga e scrupolosa ricerca
negli archivi e nelle biblioteche d’ Italia e d’ Europa…
Le rappresentazioni sono precedute da visite guidate alla Chiesa, alla Biblioteca, all’ Oratorio della Casa Vallicelliana, dove sono esposte le opere del Caravaggio, di Rubens, Barocci ed altri.

PROGETTO DIDATTICO
Incontro preparatorio alla visione dello spettacolo.
Materiali specifici per insegnanti e studenti.
Incontro dopo la visione dello spettacolo.

Municipio I - via della Chiesa Nuova, 3 - 00186 Roma
Casa Vallicelliana

(Comune di Roma, 2007) 


4 czerwca 2007 DOM VALLICELLIAŃSKI 21.00 - Europejski Zespół Teatralny Morvey przedstawia „Cezary Baroniusz i Teatr Oratoryjny w XVI w.” Guido Ruvolo, Danilo Gattai, Mario Chiartosini, Francesco P. Di Falco, z Astrea Amaduzzi, sopran oraz muzyk P.L. D’Amato. Tekst i reż. M. Alberto Macchi. (Filipini Gostyń, "Oratoriana" Nr. 57, Marzec 2007)

ORATORIANI
3 luglio Roma - In preparazione della Rappresentazione teatrale “Cesare Baronio”
Il Procuratore Generale incontra il regista Alberto Macchi, impegnato nella composizione di una Rappresentazione teatrale sul Baronio, ed alcuni attori. L’opera del M° Macchi – che si presenta, fin dal primo abbozzo, di notevole qualità – sarà eseguita, per iniziativa della Procura Generale, dagli artisti Guido Ruvolo (attore), Danilo Gattai (attore), Astrea Amaduzzi (soprano), Pierluigi D´Amato (musicista), nell’ambiente Vallicelliano nel corso delle celebrazioni centenarie, e sarà disponibile anche per le Congregazioni dell’Oratorio che intendano offrire questa presentazione del Baronio nei loro ambienti.
Il Procuratore Generale indirizza in data odierna una lettera agli Istituti scolastici intitolati in Italia a Cesare Baronio, diretti dai PP. dell’Oratorio di Roma e di Vicenza, per presentare specificamente le celebrazioni baroniane e per un opportuno contatto circa le iniziative che gli Istituti stessi intendono programmare per l’anno centenario.
S. Maria in Vallicella: festa per la solennità di S. Filippo Neri
Nella memoria liturgica del Patrono anche il ricordo del cardinale Cesare Baronio nel IV centenario della morte di R. S.
Si apre il 25 maggio presso la Chiesa Nuova (S. Maria in Vallicella) la solennità di San Filippo Neri, compatrono di Roma. Una ricorrenza che quest’anno assume un significato particolare, in speciale ricordo del cardinale Cesare Baronio, il successore scelto direttamente dal Santo nel 1593 e proclamato Venerabile da Benedetto XIV il 12 gennaio 1745, nel quarto centenario della morte. L’appuntamento è per le 19 con la Messa presieduta dal segretario del Pontificio Consiglio per la cultura padre Bernard Ardura. A seguire, alle ore 21, verrà proposto l’Oratorio a 4 voci di Antoni Sacchini “L’abbandono delle ricchezze di San Filippo Neri”, con l’edizione critica a cura di Claudio Toscani.

ROMASETTE.IT
Sabato 26 maggio ancora due celebrazioni liturgiche, alle 12 e alle 19, presiedute rispettivamente dal vescovo Ernesto Mandara e dal cardinale José Saraiva Martins. I festeggiamenti continueranno quindi lunedì 4 giugno con uno spettacolo teatrale che commemorerà il cardinale Baronio, presso la Casa Vallicelliana alle ore 21. La compagnia teatrale europea Morvay presenta “Cesare Baronio e il teatro oratoriano del XVI secolo”, uno spettacolo di Alberto Macchi, che ne cura anche la regia. Si esibiscono Guido Ruvolo, Danilo Gattai, Mario Chiartosini, Francesco P. Di Falco e il soprano Astrea Amaduzzi.
23 maggio 2007 (Edoardo Aldo Cerrato)

Roma 2007 - Mons. Edoardo Aldo Cerrato con il regista Alberto Macchi e con gli attori della Compagnia Teatrale, nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella.


NELL'ANNO 2012 P. EDOARDO ALDO CERRATO E' NOMINATO VESCOVO DI IVREA DA PAPA BENEDETTO XVI



00804 - 28.11.14


sabato 15 gennaio 2011

CARLO DOLCI: TESTO TEATRALE, RAPPRESENTAZIONI, WORK-IN-PROGRESS

 


"CARLO DOLCI" è un Monologo Teatrale, in lingua italiana, con la prefazione del Prof. Maurizio Marini, pubblicato a Roma da Colosseo Editore, nell'anno 2006.



"CARLO DOLCI" è un Monologo Teatrale, in lingua polacca, con la prefazione del Prof. Maurizio Marini e la traduzione della Dott.ssa Angela Soltys, pubblicato a Roma da Colosseo Editore, nell'anno 2006.

"Il momologo teatrale che Alberto Macchi ha dedicato ad una figura complessa come quella del pittore fiorentino Carlo Dolci è decisamente illuminante'. [...] ci conduce per mano - anzi ci invita a spiare dal buco della chiave - all'interno di un acronico spazio-laboratorio il quale altro non è che la metafora della memoria e dell'anima dell'artista". (Prof. Maurizio Marini, Storico dell'Arte, Roma. Specialista di Arte del Seicento - dalla sua Prefazione al Libro)

"[...] con l'arguzia dello studioso mai stanco di cercare e col mestiere consumato di drammaturgo esperto, ci svela in un gustosissimo 'atto unico' l'anima segreta di Carlo Dolci, il pittore dell''Ecce Homo'. [...] Questa edizione comprende anche la versione in lingua polacca del Monologo teatrale. Le note del testo offrono [...] anche le biografie, corredate di bibliografia, di donne contemporanee di Carlo Dolci, quali Lavinia Fontana, Margherita Caffi, Elisabetta Sirani, Giovanna Garzoni, Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Agnese Dolci Bacci, Arcangela Paladini, Diotrina Dolci Cicchi. (Dott. Andrea Menaglia, Direttore della Colosseo Editore, Roma - dalla sua Nota dell'Editore al Libro)

"Quando si è vecchio, gli altri ti considerano 'un vecchio pazzo' ... e a un vecchio pazzo, scimunito, tutto è consentito ... (Alberto Macchi, Roma - dalla sua nota dell'Autore al Libro)


Elenco di alcune delle biblioteche in Italia, in Europa e nel Mondo dove si possono consultare in genere le pubblicazioni di Alberto Macchi:

Public Library – New York (Stati Uniti d’America)
The Library of Congress - Washington (Stati Uniti d’America)
British Library – Londra (Gran Bretagna)
Bibliothèque Nationale de France – Parigi (Francia)
Staatsbibliothek zu Berlin - Berlino (Germania)
Biblioteka Narodowa – Varsavia (Polonia)
Biblioteka Uniwersytecka – Varsavia (Polonia)
Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura – Varsavia (Polonia)
Biblioteka Jagiellońska – Cracovia (Polonia) 

Biblioteka Jezuitów – Cracovia (Polonia)

Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura – Cracovia (Polonia)

Biblioteka Gdańska Polskiej Akademii Nauk - Danzica (Polonia)
Miejska Biblioteka Publiczna – Tarnów (Polonia)
Biblioteka Wysza Szkoła – Tarnów (Polonia)
Biblioteka Muzeum Okręgowego – Tarnów (Polonia)
Biblioteca Apostolica Vaticana (Stato Città del Vaticano)
Biblioteca Vaticana – Vaticano (Stato Città del Vaticano)
Ecc. ecc. ...
In Italia:
Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II – Roma
Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte - Roma
Bibliotheca Hertziana - Roma
Biblioteca Casanatense – Roma
Biblioteca Universitaria Alessandrina – Roma
Biblioteca Pontificia Università Gregoriana - Roma
Pontificio Istituto di Studi  Ecclesiastici - Roma
Biblioteca Comunale Rispoli – Roma
Biblioteca Angelica – Roma
Biblioteca Vallicelliana – Roma
Biblioteca e Raccolta Teatrale del Burcardo - Roma
Biblioteca della Camera dei Deputati - Roma
Biblioteca dell'Accademia di San Luca - Roma
Biblioteca Romana Sarti - Roma
Biblioteca Comunale Rispoli - Roma
Unione Romana Biblioteche Scientifiche - Roma
American Academy Library - Roma
Biblioteca della Fondazione Marco Besso – Roma
Archivio dei Padri dell'Oratorio della Chiesa Nuova – Roma
Biblioteca Scolastica Multimediale Alberto Savinio del Liceo Artist. St. Giorgio De Chirico – Roma
Biblioteca Istituto Polacco di Cultura – Roma
Biblioteca Accademia Polacca delle Scienze – Roma
Biblioteca Fundacja Rzymska im. Margrabiny J. Z. Umiastowskiej - Roma 
Biblioteca Comunale – San Vito Romano/Roma
Biblioteca Università degli Studi - Trento
Biblioteca Nazionale Universitaria - Torino
Biblioteca dell'Unione Femminile Nazionale – Milano
Biblioteca Queriniana - Brescia
Biblioteca del Centro di Documentazione Ricerca e Iniziativa delle Donne – Bologna
Biblioteca Panizzi - Reggio Emilia
Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze
Biblioteca Riccardiana – Firenze
Kunsthistorisches Institut - Firenze
Biblioteca Comunale - Arezzo
Biblioteca Accademia Etrusca - Cortona
Biblioteca Comunale – Patrica /Frosinone
Ecc. ecc. ...

DALL'IDEA, ALLA STESURA DEL TESTO, ALLE RAPPRESENTAZIONI

Anno 1999
- Appena subito dopo l'attribuzione a Carlo Dolci da parte di Angela Soltys di un "Ecce Homo" giacente al Museo Regionale di Tarnów in Polonia, Alberto Macchi, invitato per l'occasione all'evento, ha pensato di scrivere la biografia di questo pittore in forma drammaturgica.
Anno 2000
- Inizia a far ricerche negli archivi e nelle biblioteche in Italia e in Polonia. Si documenta anche sulle diverse versioni di "Ecce Homo" di altri pittori.
Anno 2005
- Entro l'anno scaturisce il testo definitivo, viene scritta anche la Prefazione al Libro e ultimata la traduzione in lingua polacca.
Anno 2006
- Il testo viene pubblicato a Roma, nelle due versioni in lingua italiana e in lingua polacca, con la prefazione del Prof. Maurizio Marini e la traduzione della Dott.ssa Angela Soltys.
- Lettura Drammatizzata, a Roma, con l'attore Mauro Bisso e la soprano Astrea Amaduzzi, presso la Sacrestia della Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, presente, tra il pubblico, la Prof.ssa Mina Gregori.
- Spettacolo teatrale al Ratusz di Tarnów in Polonia, in occasione del Festival della Małopolska, con Zbigniew Kłopocki, Elwira Romańczuk, il soprano Astrea Amaduzzi e altri.



Pièce Teatrale "Carlo Dolci": artisti e pubblico al Ratusz di Tarnów
Anno 2009
- Lettura Drammatizzata a Roma, in occasione di un Laboratorio Teatrale condotto da Alberto Macchi al Teatro "Delle Emozioni" con gli attore Mauro Bisso e Guido Ruvolo.
Anno 2010
- Lettura Drammatizzata a cura di Alberto Macchi, al Teatro "Enrico Marconi" di Varsavia, in Polonia.
Anno 2011
- Seminario sul pittore con lettura di alcuni brani del testo, a cura di Alberto Macchi, presso la Sala Conferenze dell'Associazione 'Italiani in Polonia'.
- Pubblicata a Varsavia parte del testo "Carlo Dolci" in italiano e in polacco su Gazzetta Italia n. 6/2011
Anno 2013
- Lettura del testo teatrale "Carlo Dolci" in versione italiana e in versione polacca al Teatro piccolo della Galleria Freta di Varsavia.


Elenco delle opere di e da Carlo Dolci pittore, 
dipinti e stampe, che sono state pubblicate sul libro e non:



"Ecce Homo"
Ritratto olio su tela cm 48,5x38,5, del 1635, di Carlo Dolci, conservato presso il Museo Regionale di Tarnów, in Polonia. (Foto di Robert Moździerz) (Muzuem Tarnowie, Polska)


"Ecce Homo"
Ritratto ottocentesco, olio su tela cm. 78 x 63, copia da Guido Reni, di Ignoto, (Collezione Privata, Roma)

RASSEGNA STAMPA, INTERNET, RADIO, TV, OSSERVAZIONI VARIE

Skarb "Ecce Homo"


Aktualności z Diecezji Tarnowskiej
© Kuria Diecezjalna w Tarnowie
Informacja z dnia: 6/7/2004
i
kdr/Tarnów
Katolicka Agencja Informacyjna
Data wydania: 04 czerwca 2004
Wydawca: KAI;
Red. naczelny: Marcin Przeciszewski
Obraz "Ecce Homo" Dolciego w zbiorach Muzeum Okręgowego w Tarnowie
Obraz "Ecce Homo" namalowany przez jednego z najwybitniejszych malarzy florenckich Carlo Dolciego można oglądać w Ratuszu w Tarnowie. Płótno jest najciekawszym eksponatem spośród europejskich skarbów tarnowskiego Muzeum Okręgowego. Zakup obrazu sfinansowało Ministerstwo Kultury i Dziedzictwa Narodowego.
Carlo Dolci jest uważany najwybitniejszych jednego z najwybitniejszych malarzy florenckich. Żył w XVII w. Ciekawostką jest to, że do ustalenia autorstwa obrazu przyczyniła się Angela Sołtys, historyk sztuki z tarnowskiego Muzeum Okręgowego, która przygotowując swój przewód doktorski, prowadziła wnikliwe badania w Polsce i we Włoszech.
Do niedawna historycy sztuki domyślali się jedynie, że obraz "Ecce Homo" został namalowany przez włoskiego mistrza, o czym miał świadczyć umieszczony na odwrocie w XIX wieku napis. Kiedy przy okazji konserwacji obrazu zdjęto drewnianą osłonę, jaka zamocowana była na odwrocie obrazu, na ramie krosna malarskiego ukazał się napis. Przypuszczenie, że jest to autograf artysty Carla Dolciego potwierdziły badania i analizy Angeli Sołtys. Artykuł na ten temat opublikowała w czasopiśmie brytyjskim "The Burlington Magazine".
Obraz "Ecce Homo" Dolciego trafił do Tarnowa dzięki Ministerstwu Kultury. Jest on prezentowany na wystawie w Ratuszu pod wspólnym tytułem "Europejskie skarby w tarnowskim Muzeum". Uczestnicy wernisażu obejrzeli spektakl o Carlo Dolcim, wyreżyserowany przez Włocha Alberto Macchi. Artysta upodobał sobie Tarnów i jego kulturę. Swoje spektakle realizuje w niekonwencjonalnych przestrzeniach, w kościołach, zamkach, klasztorach i pałacach. Tematem tych sztuk są najczęściej biografie postaci historycznych, także tych z Polski: "Brat Albert", "Stanisław Kostka", "Bona Sforza" czy "Stanisław Poniatowski". (http://malesmyki.pl/index_01.php?aktu=1889)(ISSN 1426-1413) (http://system.ekai.pl/kair///?screen=depesza&_scr_depesza_id_depeszy=335693) (kdr / Tarnów - Katolicka Agencja Informacyjna; ISSN 1426-1413; Data wydania: 04 czerwca 2004 - Wydawca: KAI; Red. naczelny: Marcin Przeciszewski)

Tarnow.net.pl, 23/7/2004
Alberto w Tarnowie
Alberto Macchi włoski reżyser teatralny pierwszy raz przybył do naszego miasta w 1996roku. Nasze miasto tak mu się spodobało, że postanowił tu zostać. „Piszę w Rzymie a korekty robię w Tarnowie” - mówi sam o sobie.

Alberto Macchi jest dyrektorem włoskiego stowarzyszenia kulturalnego „Teatro 84”, reżyserem teatralnym i autorem tekstów scenicznych, takich jak "Człowiek - Caravaggio", "Bona Sforza", „Stanisław Poniatowski” czy „Stanisław Kostka”
Niedawno w tarnowskim ratuszu z okazji otwarcia wystawy „Europejskie Skarby Tarnowskiego Muzeum” mogliśmy zobaczyć fragment wystawianej w Rzymie sztuki „Carlo Dolci” w reżyserii Alberto Macchi, w wykonaniu aktorów tarnowskiego teatru i włoskiej śpiewaczki Astrei Amaduzzi. Obraz "Ecce Homo" Carlo Dolciego jest największą sensacją wystawy czynnej w Ratuszu od 2 czerwca. Carlo Dolci (1610-1686), genialny i niezrozumiany przez jemu współczesnych florencki malarz, stał się dla Alberto twórczą inspiracją. .
Teraz artysta pracuje nad przygotowaniem spektaklu, którego bohaterem będzie malarz Gabriel Morvay, urodzony w Tarnowie w 1934 roku, który jest ceniony na świecie, a mało znany w samej Polsce. Powstał już scenariusz tej sztuki, którą będziemy mogli w przyszłym roku zobaczyć w Tarnowie.
Niebawem też, we Włoszech ukaże się książka, monolog teatralny „Arcangela Paladnini Broomans”, której autorem jest Alberto Macchi.
Alberto już dużo mówi po polsku, chociaż nie zna jeszcze dobrze naszego języka. Śmieje się gdy mówi o swojej przygodzie z językiem polskim i mieszkańcami naszego miasta. Życzliwy i uśmiechnięty, spacerując ulicami miasta, często jest pytany o godziny - „Ma Pan zegarek?”. Alberto długo myślał, że to tarnowski zwyczaj proszenia o papierosa. Słowo zegarek fonetycznie zbliżone jest do cigarette. Nosił więc długo przy sobie papierosa, by wspomóc nieszczęśliwych tarnowskich palaczy, którzy tak naprawdę, po prostu byli tak jak on, poszukiwaczami zagubionego czasu
http://www.opoka.org.pl/biblioteka/T/TH/THW/dla_tworcow.html
http://www.opoka.org.pl/biblioteka/P/PK/126-rehabilitacja.html
http://www.wsd.tarnow.pl/gazety/gosc/archiwum/!2003/0921/art4.php
http://www.muzeum.tarnow.pl/ludzie/morvay/morvay.html
(www.tarnow.net.pl/index.php?pokaz=wiadomosc&id=821)

Tarnow.net.pl, 8/6/2004
Astrea Amaduzzi – koncert w Ratuszu.
Astrea Amaduzzi, włoska śpiewaczka i instrumentalistka, zaprasza na swój koncert do Ratusza, dziś (środa) na godzinę 13.30. Niedawno również w ratuszu mieliśmy okazję usłyszeć piękny aksamitny głos Astrei podczas spektaklu „Carlo Dolci”, którego reżyserem i autorem tekstu, jest przebywający w Tarnowie reżyser Alberto Macchi.

Astrea Amaduzzi – sopran i muzyk, absolwentka Konserwatorium w Paskarze. We Włoszech współpracowała jako śpiewaczka z rozmaitymi zespołami uprawiającymi muzykę operową. Stworzyła zespół pod nazwą „Compagnia di Orfei”, którego specjalnością są eksperymenty z muzyką dawną, w szczególności z muzyką baroku, klasycyzmu, i romantyzmu włoskiego oraz europejskiego. Od pewnego czasu współpracuje z reżyserem Alberto Macchim, uczestnicząc jako instrumentalistka, śpiewaczka solowa, lub ze swoim zespołem w wyreżyserowanych przez niego spektaklach „Stanisław Kostka”, „Carlo Dolci” oraz „Miłość, zdrada i wyrzuty sumienia”, które miały miejsce w Watykanie, w teatrze Piusa X, w kościele św. Andrzeja na Kwirynale oraz w Teramo.
(www.tarnow.net.pl/index.php?pokaz=wiadomosc&id=571)

Tarnow.net.pl, 3/6/2004
kis
SKARB "ECCE HOMO"
W tarnowskim Ratuszu można od wczoraj oglądać dzieło, najciekawszy eksponat spośród europejskich skarbów Tarnowskiego Muzeum - obraz "Ecce Homo" namalowany przez jednego z najwybitniejszych malarzy florenckich -Carlo Dolciego, żyjącego w latach 1611-1686. Sensacją jest to, że do ustalenia autorstwa przyczyniła się Angela Sołtys, historyk sztuki z tarnowskiego Muzeum, która przygotowując swój przewód doktorski , prowadziła wnikliwe badania w Polsce i we Włoszech.
Do niedawna historycy sztuki domyślali się jedynie, że obraz ten został namalowany przez włoskiego mistrza, o czym miał świadczyć umieszczony na odwrocie w XIX wieku napis. Kiedy przy okazji konserwacji obrazu zdjęto drewnianą osłonę, jaka od XIX wieku zamocowana była na odwrocie obrazu, na ramie krosna malarskiego ukazał się napis. Przypuszczenie, iż jest to autograf artysty Carla Dolciego potwierdziły badania i analizy Angeli Sołtys. Artykuł na ten temat opublikowała w czasopiśmie brytyjskim "The Burlington Magazine".
Uczestnicy wczorajszego nocnego wernisażu z najciekawszymi eksponatami, skarbami Muzeum, obejrzeli spektakl o Carlo Dolcim, wyreżyserowany przez Włocha - Alberto Macchi. Artysta upodobał sobie Tarnów i jego kulturę. Swoje spektakle realizuje w niekonwencjonalnych przestrzeniach, w kościołach, zamkach, klasztorach i pałacach. Tematem tych sztuk są najczęściej biografie postaci historycznych, także z polskiego panteonu: "Brat Albert", "Stanisław Kostka", "Bona Sworza", "Stanisław Poniatowski".
Dzieła biograficzne Alberto Macchiego są owocem jego długich i wnikliwych studiów w bibliotekach i archiwach Rzymu, Mediolanu, Florencji, Neapolu, Londynu, Paryża i Warszawy. (Fotoreportaż z Muzeum w Tarnowie - fot:ejja)



(Temi del 9/6/2004)


(Echo Tarnowa dell'11/6/2004)

ZBIORY MUZEALNE
Obraz "Ecce Homo" Carlo Dolci
Angela Sołtys
Carlo Dolci (1616- Florencja -1686) - "słodki artysta" - tak nazywany był przez współczesnych i takim uznały go następne pokolenia. Sam uważał się za skromnego rzemieślnika we wzniosłej i trudnej sztuce tworzenia obrazów religijnych. Już za życia cieszył się wielką sławą. Zyskał poparcie najpotężniejszych florenckich mecenasów - Medyceuszy i wzięcie wśród zamożnej miejscowej klienteli. Styl jego świętych przedstawień - nasyconych łagodnością i słodyczą, lecz zarazem powściągliwych, subtelnych i pełnych wewnętrznego skupienia, doskonale wpisywał się w klimat religijny epoki, okrzepłej już nieco po burzliwym okresie Kontrreformacji. Także następne pokolenia ceniły jego malarstwo bardzo wysoko. Przez cały wiek XVIII po połowę XIX stulecia nazwisko Dolciego było jednym z najczęściej pojawiających się na rynkach antykwarycznych całej Europy. Jego obrazy były kopiowany na równi wykonywane na podstawie jego obrazów, sukces Dolciego może być porównywany jedynie ze sławą Rafaela.

Obraz Ecce Homo w zbiorach Muzeum Okręgowego w Tarnowie (olej na płótnie o wym. 48,5 x 38,5 cm.), nosi w sobie najlepsze cechy jego malarstwa. Przez długie lata uznawany był za autentyczną pracę artysty jedynie na podstawie tradycji. Dopiero w 2001 roku w trakcie prac konserwatorskich dokonano sensacyjnego odkrycia: na odwrocie płótna znaleziono autograf, poświadczony sygnaturą malarza. Co więcej okazało się, że jest to jedna z wczesnych prac Dolciego, namalowana, gdy miał około 18 lat.
Obraz kupiła w Rzymie księżniczka Klementyna Sanguszko (1786-1841) właśnie w tym okresie, kiedy sztuka Dolciego była przedmiotem największych zachwytów i fascynacji, to jest około 1820 r.
Patrząc na ów obraz można zadać sobie pytanie, w jaki sposób przemawiają dziś jego obrazy? Niektórzy dostrzegą w nich zapewne tylko banalną i "przesłodzoną" sztukę religijną, która dała początek niezliczonym jarmarcznym obrazkom dewocyjnym. Bardziej wnikliwi odnajdą w nich ekspresję żarliwych i prostych uczuć religijnych. Specjaliści docenią świetny rysunek i doskonałą sugestię malarskiej iluzji. (Muzeum Okręgowe w Tarnowie Tekst i zdjęcia ze strony: www.tarnow.pl)



PASSI DEL LIBRO TRATTI DAL TESTO E/O DALLE NOTE:

CARLO: (Torna a sedersi) Dopo morto, avrò tutta l'eternità davanti a me, per la gloria, per la fama. Sì perché dopo morti gli artisti acquistano più fascino e le loro opere più valore. Per cui ci saranno, un giorno, ricche principesse, regnanti e papi che vorranno acquistare i miei quadri per le loro collezioni, quadri che poi scambieranno da una corte all'altra, da un paese all'altro. È stato così per i pittori del passato e sarà così per sempre. (Guardandosi ad uno specchio) Ecco un artista valente, un pittore con un'ottima reputazione! (Rivolto al pubblico) Vedete come sono orgoglioso di me quando dialogo con me stesso? Tutto il contrario di come appaio in società. La gente, i committenti, gli altri artisti, mi conoscono come un tipo assolutamente discreto e riservato. Poi con questi occhialini, che mi danno un certo tono! (Se li toglie, li guarda) Non ho soltanto questi, ne conservo diversi in casa. Credo di averne una vera e propria collezione. Certo non come quella che possedeva Filippo Neri (Si rimette gli occhiali). Lui era un vero collezionista, un appassionato. Di occhiali ne ha raccolti di ogni tipo. (Pausa) Dicevo, allora, tutti mi hanno sempre giudicato un artista corretto, timido, un pittore delicato nell'esecuzione, un uomo di santissimi costumi, modesto, dedito alle pratiche religiose. Invece, mi avete sentito parlare prima: altro che modesto o timido! Voi direte: "Adesso, da vecchio, sarai impazzito, sarai diventato più aggressivo". No! Non è vero. Oggi forse ho più coraggio di tirar fuori quello che ho dentro da sempre: la presunzione, la passione, il temperamento. Quel temperamento che invece credo di aver espresso proprio nella pittura. Per chi sa leggere tra le righe, vedendo i miei quadri, se ne dovrebbe accorgere subito. Se si considera che i miei primi ritratti li ho dipinti che avevo soltanto nove anni, non credete allora che abbia dimostrato una certa determinazione già da ragazzo? Guardate questo (Va a recuperare una tela per terra in un angolo) Questo è un "Ecce Homo" a cui sono particolarmente legato, un'opera di cui non ho voluto mai disfarmi, tanto ne sono affezionato. Questo dipinto è l’espressione di tutta la mia vita interiore. Ebbene. Sapete quanto m'è costato realizzarla? (Solleva in alto la tela e la gira verso il pubblico) Guardate, giudicate voi. Un "Ecce Homo" che ho fatto quando avevo 19 anni. Invero questa è una copia che feci per me stesso, quasi in contemporanea con l’originale commissionatomi, per tenerla sempre con me. L'originale m'è stata ordinata e regolarmente pagata, per cui ho dovuto consegnarla al committente. Osservate che chiarezza di linee, che contorni, che impronta. (Abbassa la tela) Da allora ho cambiato più volte il mio stile nel dipingere. Se prima ero raffinato, levigato come uno smalto, poi sono passato alle pennellate larghe e brillanti per arrivare quasi alla tecnica del miniatore. C'è stato un periodo in cui ho evidenziato le ombre delle carni con un'intonazione livida. Ultimamente invece, ho ripreso a fare le carni rossastre d'un tempo, a far ritratti su fondo di cielo, con i contorni ruvidi del Caravaggio e le vesti sempre dal tono grigio livido. (Solleva la tela e la rimira) Ma voi non potete immaginare quello che ho sofferto nel dipingerlo. Io sono religioso e non certo bigotto come qualcuno mi definisce. Frequento le chiese, ma poi non più di tanto. Se sono entrato già da giovanissimo, a far parte della Confraternita Religiosa di San Benedetto Bianco, l'ho fatto, sì per devozione, ma non vi nascondo, che l’ho fatto in particolar modo per avere contatti con i frati e con i canonici. Loro, del resto, sono sempre stati per gli artisti in genere - e lo sono tutt'oggi per me - i committenti più importanti. (Guarda la tela che ha ancora in mano) L'originale di questa tela ad olio la feci per Michele Lombardi, un frate appunto, uno della Comunità di San Benedetto Bianco. (Pausa) Ma, ripeto, quanto mi è costato farlo! È stato come partorire una terribile confessione dopo una lunga gestazione. E quanto tempo ho impiegato! Iniziai, ricordo, una notte che ero da solo a bottega. Sì, perché allora avevo già una mia bottega. Ero con questa tela davanti, da giorni, che la guardavo, senza toccarla. Pensavo, consideravo, mi torturavo. Mi mancavano soltanto una dozzina di pennellate, eppure mi sentivo come se fossi bloccato. Sì. Mi consideravo indegno di poter riprodurre la figura del Cristo. Mi restava così difficile, ad esempio, abbassargli lo sguardo, per cui non lo feci. Rappresentarlo con la corona di spine sul capo, flagellato, umiliato, mi era impossibile! Esprimere l'oltraggio che ha dovuto subire da noi uomini, i suoi figli, inferociti, impazziti; dalla sua condanna fino alla sua crocifissione. Stavo impazzendo, credetemi! Dall'espressione che man mano questo volto assumeva sembrava volesse dire: "Eppure vi ho tanto amato!". Ecco allora che mi venne da rimettere in discussione tutta le mie convinzioni religiose, le scelte della mia vita fino ad allora. E se mi venne da ispirarmi al Beato Angelico, un pittore che avverto tanto vicino al mio pensiero, un po' fu perché egli è toscano come me, ma soprattutto fu perché, come me, egli amava proporre i suoi dipinti di soggetto religioso imperniati di quella devozione che giustamente si deve al Signore, alla Vergine, ai Santi. Però, malgrado tutto, mi son dovuto subito ravvedere. Sì, perché mi sono sentito improvvisamente come un impostore, per aver pensato questo e ancora di più per aver accettato di realizzare un tale lavoro, per giunta dietro compenso. Ora voi mi direte: "Ma questo è normale. Certamente sarà accaduto a chissà quanti pittori e scultori del presente e del passato. Quando costoro hanno scelto di rappresentare un soggetto sacro o, ancora peggio, l'immagine di Dio, chi più, chi meno, avrà sicuramente provato questi stessi tuoi tormenti". (Pausa) Sì, è vero. Avete ragione. Ora che ci penso, è accaduto anche a Jacopo Maria Foggini quando scolpì per Filippo Baldinucci uno straordinario "Ecce Homo" in legno di tiglio, a grandezza naturale. Me lo confidò proprio lui un giorno che ci siamo parlati. (Pausa) Non so! Comunque per me è stata sempre come una tortura. Alcune notti ho avuto perfino gli incubi. (Mentre va a rimettere a posto suo il quadro) E non ci si abitua. Infatti ogni volta che ho accettato di dipingere soggetti religiosi, poi mi sono tormentato, corroso dentro. Anche se, dipingendo i santi, ho sempre pensato che loro sono stati uomini come noi, prima di divenire santi. A volte, come accadeva al Beato Angelico, sentivo di dover dipingere certe immagini disponendomi davanti al cavalletto in ginocchio. Forse volevo infliggermi una punizione per quello che io in quel momento consideravo un sacrilegio. Poi, per consolarmi, mi dicevo che dipingere figure sacre, in fondo era come pregare. Anzi quei quadri spesso erano destinati ad invitare la gente a pregare nelle chiese o nelle case. Ed essi potevano perfino infondere in qualcuno frutti di cristiana pietà. Allora tornavo a dipingere in piedi o seduto. E chiedevo al Signore: Dio, liberami da me stesso! (Considera) Anche perché sovente io stesso sono il peggior nemico di me stesso. (Pausa) Ma incominciamo dall'inizio. (Va a sedersi, questa volta su una seggiola) Io, come mi definì un giorno un mio committente polacco, scherzando ma non troppo, nella vita sono stato “un po' pio e un po' rio”. Anche se tutti, data la mia figura e i miei modi garbati, mi hanno considerato sempre come pio. Eppure il mio aspetto esteriore e i miei comportamenti sono stati e sono tutt’altro che comuni. Porto gli occhiali da alcuni anni, a volte mi son fatto crescere una folta barba, altre volte soltanto i baffi, ora invece, come potete vedere, ho il pizzetto. Spesso ho indossato cappelli eccentrici, sciarpe coloratissime, mantelli neri; insomma sono sempre stato, un po' come un attore col suo bell'abito di scena, truccato, profondamente immerso nel suo ruolo. Ora non state a guardarmi così come sono. Adesso sono soltanto un vecchio, vedovo ormai da più di due anni, malandato, pieno d'acciacchi e di preoccupazioni, uno senza neanche più tanta voglia di vivere. Uno che non si diverte più ad esibirsi. Sapete, quando ormai tutto ci appare così ripetitivo!? Pensate, a soli quattro anni rimasi orfano di mio padre. Fu un dramma per me l'averlo perduto così presto. E questo, credetemi, mi ha condizionato tutta la vita. Fin da bambino, ho sempre avuto il senso della famiglia. E numerosa per giunta! E l'idea di averne un giorno una, mi ha accarezzato fin dall'adolescenza. Forse perché, oltre che orfano di mio padre, a soli nove anni ho dovuto allontanarmi anche da mia madre per andare a lavorare nella bottega del Vignali. Sta di fatto che fin da ragazzo quando incontravo una donzella che mi piaceva, subito mi attaccavo a lei morbosamente. E la corteggiavo. E la ossessionavo. La volevo a tutti costi senza però, a dire il vero, realmente innamorarmene. Era un forte desiderio di possesso, di farla mia, che mi spingeva verso di lei. La sublimavo, un modo forse per cautelarmi, per mantenere sempre le dovute distanze da lei. Comunque son dovuto arrivare quasi a quarant'anni, prima d'aver potuto dire d'averne trovata una di cui m’ero veramente innamorato, tanto da desiderare di sposarla: mia moglie Teresa. E allora giù a far l'amore, giù a far figli. Tra vivi e morti, ne ho avuti una decina, tutte femmine, un solo maschio, Andrea, che chiamai così per far rivivere, almeno con il suo nome, mio padre. Tra le femmine, tolta una che si è fatta monaca presso il nuovo Ordine delle Oblate di Santa Maria, sapete, quello fondato da Giacinta Ruspoli, tutte le altre, più o meno si sono dedicate al disegno, alla pittura, al ricamo o alla decorazione su ceramica. Nel 1659, quando morì mia madre nacque Agnese. Anche a lei volli mettere, per la stessa ragione di mio padre, il nome di mia madre, Agnese appunto. Oggi, per conseguenza, sono contornato da una miriade di nipoti. E mia figlia Agnese, caparbia e intraprendente come sua madre, ella continua ancora a dipingere in questa mia bottega, nel locale qui accanto (Lo indica), malgrado io abbia praticamente smesso di lavorare. Perché non ci sto più con gli occhi, ma soprattutto con la testa. Sarà follia? Forse! A volte ho l'impressione di non riuscir più a controllare la mente. Sono almeno quattro anni che, contrariamente alla mia natura, ho violenti attacchi di collera. Pensate, quando il pittore napoletano Luca Giordano venne a Firenze, ebbi allora la mia prima grossa crisi. Sì, già la sua presenza in città mi aveva scatenato una collera furibonda, poi quando questi asserì che la mia lentezza nel dipingere mi avrebbe portato a morire di fame, questo mi procurò una reazione nervosa tremenda. Poi detto proprio da un cialtrone come lui soprannominato Luca Fapresto, per la rapidità che ha sempre avuto nel realizzare un quadro! Capite, comunque, che testa matta che ho? Per qualcuno la mia pazzia scaturirebbe da uno smodato fervore religioso. Bah! Chissà? Sicuramente ha influito l’aver perso Teresa, la mia sposa. A volte m’accorgo di perdere la memoria e anche il senso del ridicolo. Così avviene che dimentico di essere stonato. E quando mi trovo con i miei amici De’ Bardi alla Camerata Fiorentina, di cui sono diventato un assiduo frequentatore, succede che mi metto a cantare destando l’ilarità di tutti i presenti, così impietosi, malgrado sappiano che sono stato capace di comporre dei brani musicali.
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CARLO: (Ponownie siada) Kiedy umrę, będę miał przed sobą całą wieczność. Tak, gdyż po śmierci artyści stają się bardziej interesujący, a ich dzieła są bardziej cenione. Dlatego też pewnego dnia znajdą się majętne księżniczki, królowie i papieże, którzy będą chcieli kupować do swych kolekcji moje obrazy, a te później wędrować będą od dworu do dworu, z kraju do kraju... Tak działo się z malarzami w przeszłości i tak będzie zawsze. (Spogląda w lustro) Oto stoi przed wami artysta o wyjątkowym talencie, malarz wielkiej sławy. (Zwracając się do publiczności) Widzicie, kiedy rozmawiam ze sobą, jaki jestem z siebie dumny? Wprost przeciwnie do tego, kim wydaję się w towarzystwie. Przyjaciele, klienci, artyści mają mnie za człowieka niepozornego i powściągliwego. Na dodatek te okulary, które dodają mi powagi! (Ściąga je i przygląda się im) Mam nie tylko tę jedną parę, w domu przechowuję ich mnóstwo. Ale nie można tego nazwać kolekcją. Daleko mi do Filippa Neri. (Ponownie zakłada okulary) To był dopiero pasjonat! Zgromadził okulary każdego rodzaju. (Pauza) Tak więc mówiłem, że wszyscy mają mnie za artystę poprawnego, nieśmiałego, malarza o precyzyjnym stylu, człowieka o nieskazitelnych manierach, skromnego, oddanego praktykom religijnym. Ale, jak już przed chwilą usłyszeliście, daleko mi do skromności i nieśmiałości. Powiecie może: „Teraz, na starość, pewnie pomieszało ci się w głowie i stałeś się bardziej niecierpliwy”. Nie! To nieprawda. Dziś mam więcej odwagi, by ukazywać otwarcie to, co od zawsze kryło się we mnie: zarozumiałość, pasję, temperament. Ten temperament, który, jak mi się wydaje, udało mi się wyrazić w moim malarstwie. Kto umie czytać między wierszami, powinien od razu się o tym przekonać patrząc na moje obrazy. Jeśli wziąć pod uwagę, że pierwsze moje portrety namalowałem, kiedy miałem dziewięć lat, to nie wydaje się wam, że już jako chłopiec wykazywałem sporo determinacji? Popatrzcie na ten. (Wstaje i idzie po płótno leżące na ziemi w rogu pokoju) To „Ecce Homo”. Jestem do niego szczególnie przywiązany. To dzieło, którego nigdy nie chciałem się pozbyć. Jest ono wyrazem mojego życia duchowego. Zresztą nic dziwnego. Wiecie ile trudów kosztowało mnie jego wykonanie? (Podnosi obraz w górę i obraza go w stronę publiczności) Patrzcie i sami oceńcie. „ Ecce Homo”, którego stworzyłem mając lat 19. Tak naprawdę to kopia, którą malowałem prawie równocześnie z oryginałem, by móc ją zatrzymać dla siebie na zawsze. Oryginał był na zamówienie, więc musiałem oddać go zleceniodawcy. Zauważcie tę czystość linii, te kontury. (Obniża obraz) Od tamtego czasu wiele razy zmieniałem swoją technikę. Jeśli początkowo była wyrafinowana i gładka niczym emalia, porzuciłem ją, by przejść do bardziej zamaszystych pociągnięć pędzla, i aby w końcu wypracować styl równający się precyzją miniaturzyście. Był czas, kiedy malowane przeze mnie ciała miały odcień sinawy. Ostatnio jednak znów zacząłem podmalowywać je czerwienią, a głowy malować na tle nieba z konturami surowymi niczym u Caravaggia, szaty zaś zawsze w odcieniach niebiesko szarych. (Unosi obraz, ponownie ogląda go z podziwem) Ale wy nie możecie sobie wyobrazić tego, co musiałem przecierpieć malując Jego postać. Jestem człowiekiem religijnym, ale na pewno nie dewotą. Praktykującym, ale nie do przesady. Owszem, wstąpiłem do konfraterni świętego Benedykta Białego, zrobiłem to z pobożności, ale nie ukrywam, że przede wszystkim, by nawiązać znajomości z braćmi i kanonikami. Oni zresztą byli i są do dziś moimi głównymi klientami. (Patrzy na obraz, który trzyma w ręce) Oryginał tego dzieła, na przykład, namalowałem dla Michele Lombardiego, należącego do tej samej konfraterni. (Przerywa) Ale powtarzam, ile mnie ono kosztowało! To było niczym poród po wielu miesiącach ciąży. I ile czasu na nie poświęciłem. Zacząłem, pamiętam, pewnej nocy, będąc sam w warsztacie. Tak, gdyż już wówczas miałem własny warsztat. Pamiętam jak stałem całymi dniami wpatrzony w to płótno, nawet go nie dotknąwszy. Myślałem, rozważałem, dręczyłem się. Brakowało tylko kilku pociągnięć pędzla, a jednak coś nie pozwalało mi tego zrobić. Tak, czułem się niegodny odtwarzać postać Chrystusa. Zbyt trudne było dla mnie namalowanie go z opuszczonym wzrokiem, w koronie cierniowej na głowie, biczowanego, upokorzonego. Wyrazić tą zniewagę, którą musiał cierpieć z rąk nas, ludzi, jego dzieci, rozwścieczonych, oszalałych; od chwili skazania aż po ukrzyżowanie. Uwierzcie mi, że odchodziłem od zmysłów. Wyraz, którego stopniowo nabierało jego oblicze, zdawał się mówić: „A ja was tak umiłowałem!” Wtedy to też poddałem w wątpliwość wszystkie moje przekonania religijne, wybory życiowe dokonane do tamtego momentu. I jeśli później czerpałem inspiracje z dzieł Fra Angelico, malarza tak mi bliskiego, to nie dlatego, że był on, jak ja, toskańczykiem, ale przede wszystkim dlatego, że tak jak ja naznaczał swoje malowidła tym oddaniem, które słusznie należy się Panu, Najświętszej Pannie i świętym. Jednak, mimo wszystko, szybko przychodziło opamiętanie. Tak, gdyż czułem się jak wiarołomca bo zgodziłem się na wykonanie tego dzieła za wynagrodzeniem. Teraz powiecie pewnie: „Ależ to normalne. Na pewno coś takiego przeżywali wszyscy malarze i rzeźbiarze od zamierzchłej przeszłości po dzień dzisiejszy. Ci, którzy chcieli przedstawić świętą postać, a tym bardziej wizerunek samego Boga musieli, mniej lub bardziej, doświadczać tych samych wątpliwości”. (Przerywa) Tak, macie racje. Jak się tak zastanowić, to samo zdarzyło się przecież Jacopowi Marii Fogginiemu podczas rzeźbienia niezwykłego „Ecce Homo” w drewnie lipowym, naturalnych rozmiarów, dla Filippa Baldinucciego. Sam mi to wyznał pewnego dnia. Zresztą sam nie wiem... Dla mnie w każdym razie była to prawdziwa tortura. (Idąc odłożyć obraz na miejsce) Nocami miewałem koszmary. I nie sposób było się do tego przyzwyczaić. Za każdym razem, kiedy godziłem się na malowanie obrazów religijnych, cierpiałem z powodu wyrzutów sumienia. Nawet jeśli malując świętych myślałem zawsze, że zanim stali się świętymi, byli ludźmi takimi, jak my. Czasami, jak Fra Angelico, wydawało mi się, że powinienem malować wizerunki Chrystusa, Maryi i świętych klęcząc przed sztalugą. Może byłoby to pokutą za to, czego się podejmowałem, za świętokradztwo. Potem, dla pocieszenia mówiłem sobie, że w gruncie rzeczy malowanie świętych figur to też modlitwa, a także zaproszenie do modlitwy dla innych, w domach i w kościołach, przed moimi płótnami. I znów malowałem siedząc albo stojąc. I modliłem się do Pana: Boże, uwolnij mnie od siebie samego! (Zamyśla się) Także dlatego, że sam często jestem dla siebie wrogiem. (Pauza) Ale wróćmy do początku. (Siada, tym razem na taborecie) Jak pewnego dnia zdefiniował to półżartem jeden z moich polskich klientów, byłem w życiu zawsze trochę pobożny i trochę występny. Mimo że wszyscy, oceniając mnie z wyglądu i sposobu bycia, uważali mnie zawsze za pobożnego. A to dlatego, że mój wygląd był zawsze szczególny. Nosiłem okulary, bywało niekiedy, że miałem wąsy, a dziś z kolei, jak sami widzicie, noszę spiczastą bródkę. Często zakładałem dziwaczne kapelusze, pstrokate obuwie, czarne płaszcze; byłem jednym słowem trochę jakby aktorem w przebraniu, grającym na scenie swoją rolę z przejęciem. Teraz nie patrzcie na to, jak wyglądam. Dziś jestem tylko starcem, owdowiałym dwa lata temu, zaniedbanym, z licznymi dolegliwościami i troskami, bez zapału do życia. Pomyślcie, miałem tylko cztery lata, gdy umarł mój ojciec. Dla mnie było prawdziwym dramatem to, że utraciłem go tak wcześnie. I to uwarunkowało całe moje życie. Od wczesnej młodości miałem wielką potrzebę posiadania rodziny. Oprócz tego, że zostałem osierocony przez ojca, już w wieku dziewięciu lat musiałem się oddalić także od matki, by pracować w warsztacie Vignaliego. Prawdą jest, że już jako młody chłopak, gdy spotykałem dziewczynę, która mi się podobała, natychmiast bardzo się do niej przywiązywałem. Zalecałem się do niej. Chciałem ją mieć za wszelką cenę, jednak nigdy się naprawdę nie zakochiwałem. Było to silne pragnienie posiadania, które popychało mnie w jej stronę. Dopiero w wieku prawie czterdziestu lat mogłem powiedzieć, że spotkałem tę, którą rzeczywiście się pokochałem, tak, że zapragnąłem się z nią ożenić: moją żonę Teresę. I wtedy posypały się dzieci: miałem ich prawie dziesięcioro, nie wszystkie z nich żyją. Same dziewczynki i tylko jeden chłopak, Andrea, którego tak nazwałem, aby przynajmniej imieniem upamiętnić mojego ojca. Z córek, oprócz jednej, która wstąpiła do zakonu sióstr Najświętszej Marii Panny, założonego przez Giacintę Ruspoli, wszystkie pozostałe poświęciły się malarstwu, rysunkowi, sztuce haftu i dekorowaniu ceramiki. W 1659 roku, gdy umarła moja matka, urodziła się Agnese. Z tego właśnie powodu nazwałem ja imieniem mojej matki. Dziś więc jestem otoczony niezliczoną ilością wnuków. A moja córka Agnese, uparta i przedsiębiorcza jak jej matka, nadal maluje w moim warsztacie, tu obok. (Wskazuje) Chociaż ja właściwie już tu nie pracuję. Bo nie dopisują mi oczy, a zwłaszcza głowa. Zidiociałem? Może. Czasami mam wrażenie, że nie jestem w stanie panować nad własnym umysłem. Już od czterech lat miewam gwałtowne napady wściekłości. Gdy do Florencji przybył malarz z Neapolu, Luca Giordano, miałem pierwszy poważny kryzys. Już sama jego obecność w mieście doprowadzała mnie do szaleńczej furii, a potem, kiedy ten utrzymywał, że moja powolność w robocie sprowadziła na mnie niedostatek, myślałem, że ze wściekłości postradam zmysły. I to śmiał powiedzieć ten ladaco, który sam siebie nazywa „Luca Szybkomaluje”, dla błyskawicznego tempa, w jakim zawsze kończy swoje obrazy! Widzicie więc, że jestem szalony? Są tacy dla których szaleństwo wypływa z nadmiernej żarliwości religijnej. Kto wie? Dla mnie początkiem była na pewno utrata mojej małżonki... Czasami tracę pamięć i poczucie powagi. Zapominam wtedy na przykład, że nie mam słuchu muzycznego. I kiedy jestem wraz z przyjaciółmi De Bardi we Florenckiej Kameracie, gdzie ostatnio bywam bardzo często, zdarza się, że zaczynam śpiewać, wywołując wesołość wszystkich obecnych. A przecież oni wiedzą, że w przeszłości zdarzało mi się nawet komponować. (Wchodzi paru muzyków z instrumentami)

Alberto w Tarnowie (2004-07-23 08:33:59)
Alberto Macchi włoski reżyser teatralny pierwszy raz przybył do naszego miasta w 1996roku. Nasze miasto tak mu się spodobało, że postanowił tu zostać. „Piszę w Rzymie a korekty robię w Tarnowie” - mówi sam o sobie.
Alberto Macchi jest dyrektorem włoskiego stowarzyszenia kulturalnego „Teatro 84”, reżyserem teatralnym i autorem tekstów scenicznych, takich jak "Człowiek - Caravaggio", "Bona Sforza", „Stanisław Poniatowski” czy „Stanisław Kostka”
Niedawno w tarnowskim ratuszu z okazji otwarcia wystawy „Europejskie Skarby Tarnowskiego Muzeum” mogliśmy zobaczyć fragment wystawianej w Rzymie sztuki „Carlo Dolci” w reżyserii Alberto Macchi, w wykonaniu aktorów tarnowskiego teatru i włoskiej śpiewaczki Astrei Amaduzzi. Obraz "Ecce Homo" Carlo Dolciego jest największą sensacją wystawy czynnej w Ratuszu od 2 czerwca. Carlo Dolci (1610-1686), genialny i niezrozumiany przez jemu współczesnych florencki malarz, stał się dla Alberto twórczą inspiracją. .
Teraz artysta pracuje nad przygotowaniem spektaklu, którego bohaterem będzie malarz Gabriel Morvay, urodzony w Tarnowie w 1934 roku, który jest ceniony na świecie, a mało znany w samej Polsce. Powstał już scenariusz tej sztuki, którą będziemy mogli w przyszłym roku zobaczyć w Tarnowie.
Niebawem też, we Włoszech ukaże się książka, monolog teatralny „Arcangela Paladnini Broomans”, której autorem jest Alberto Macchi.
Alberto już dużo mówi po polsku, chociaż nie zna jeszcze dobrze naszego języka. Śmieje się gdy mówi o swojej przygodzie z językiem polskim i mieszkańcami naszego miasta. Życzliwy i uśmiechnięty, spacerując ulicami miasta, często jest pytany o godziny - „Ma Pan zegarek?”. Alberto długo myślał, że to tarnowski zwyczaj proszenia o papierosa. Słowo zegarek fonetycznie zbliżone jest do cigarette. Nosił więc długo przy sobie papierosa, by wspomóc nieszczęśliwych tarnowskich palaczy, którzy tak naprawdę, po prostu byli tak jak on, poszukiwaczami zagubionego czasu.
Alberto w Tarnowie (2004-07-23 08:33:59)
Alberto Macchi włoski reżyser teatralny pierwszy raz przybył do naszego miasta w 1996 roku. Nasze miasto tak mu się spodobało, że postanowił tu zostać. „Piszę w Rzymie a korekty robię w Tarnowie” - mówi sam o sobie.
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"Carlo Dolci", Incisione del XIX secolo, tratta dall'Autoritratto.



Articolo su "Gazzetta Italia", Varsavia / Artikuł "Gazzetta Italia", Warszawa

LINK DI FILM O DOCUMENTARI RELATIVI AL PERSONAGGIO O AL PERIODO DI CARLO DOLCI:

"Tutte le mattine del mondo", film

http://www.youtube.com/watch?v=ETGUU5vyOlE


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LIBRERIA LA FELTRINELLI  

Carlo Dolci e il Cristo Ecce Homo
di Alberto Macchi

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Dettagli
GenereTeatro
Editore:Colosseo
Data uscita:01/2006
Pagine:-
Formato:brossura
Lingua:Italiano
EAN:9788890240218
Parole chiave laFeltrinelli:
letteratura teatrale


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