"Questo Monologo teatrale di Macchi si potrebbe considerare quasi un'illustrazione del pensiero papale circa l'anzianità; e qui il pittore Pompeo Batoni ci parla dell'effigie del Sacro Cuore di Gesù conservata a Roma nella Chiesa del Gesù, offrendoci l'immagine di se stesso, quella di un uomo 'terribilmente anziano', quasi ottantenne che negli ultimi anni della sua vita riflette, valutando tutti gli aspetti della vecchiaia e finanche quello della morte. Afferma infatti: 'La morte è un'amica che viene per condurci in un'altra dimensione. Il nostro cuore, prima o poi, è destinato ad arrestarsi.; [...]. C'è un solo cuore che vivrà in eterno, quello Sacro di Gesù Cristo, che io ho rappresentato in pittura più volte [...]. Il Sacro Cuore è manifesto, visibile a chiunque, come è stato per Margherita Maria Alacoque, a chiunque, naturalmente, abbia desiderio di vederlo'." (P. Casimiro Przydatek S.J., Teologo, Chiesa del Gesù, Roma - dalla sua Prefazione al Libro)
"Mi congratulo per l'opera teatrale di Macchi che affronta il tema della vecchiaia e che contiene un preciso messaggio evangelico. Capire che Dio è misericordia e amore, significa passare da forme di timore sbagliate ad un vero cammino di fede e quindi di amicizia con Dio". (P. Massimo Taggi S.J., Direttore Nazionale della Casa Editrice AdP, Roma - sua Nota al Libro)
"Dopo aver ritratto tanta umanità 'alla moda', Batoni ha scelto di ritrarre colui che era invece l''eternità', Gesù Cristo Redentore. Il sacro Cuore è un suo ritratto, ma con l'emblema dell'Amore eterno, universale verso l'umanità, sintetizzato nel cuore raggiante di luce. A Batoni e ad Alberto". (Prof. Maurizio Marini, Storico dell'Arte, Roma - sua Nota al Libro)
"Un monologo teatrale che ci racconta il tormento spirituale di Pompeo Batoni, il pittore del Sacro Cuore di Gesù, e ci invita a riflettere su un messaggio di grande suggestione: come la ricchezza e la potenzialità dell'età anziana possono essere lucerna di vita per le generazioni future. (Dott. Andrea Menaglia, Direttore della Colosseo Editore, Roma - dalla sua Nota dell'Editore al Libro)
"Ho voluto scrivere su Pompeo Batoni in quanto costui è un pittore che mi sta molto a cuore, per aver dipinto quel bellissimo quadro che è il 'Sacro Core di Gesù', effigie a me paricolarmente cara. (Alberto Macchi, Roma - dalla sua Nota dell'Autore al Libro)
Elenco di alcune delle biblioteche in Italia, in Europa e nel Mondo dove si possono consultare in genere le pubblicazioni di Alberto Macchi:
Public Library – New York (Stati Uniti d’America)
The Library of Congress - Washington (Stati Uniti d’America)
British Library – Londra (Gran Bretagna)
Bibliothèque Nationale de France – Parigi (Francia)
Staatsbibliothek zu Berlin - Berlino (Germania)
Biblioteka Narodowa – Varsavia (Polonia)
Biblioteka Uniwersytecka – Varsavia (Polonia)
Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura – Varsavia (Polonia)
Biblioteka Jagiellońska – Cracovia (Polonia)
Biblioteka Jezuitów – Cracovia (Polonia)
Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura – Cracovia (Polonia)
Biblioteka Gdańska Polskiej Akademii Nauk - Danzica (Polonia)
Miejska Biblioteka Publiczna – Tarnów (Polonia)
Biblioteka Wysza Szkoła – Tarnów (Polonia)
Biblioteka Muzeum Okręgowego – Tarnów (Polonia)
Biblioteca Apostolica Vaticana (Stato Città del Vaticano)
Biblioteca Vaticana – Vaticano (Stato Città del Vaticano)
Ecc. ecc. ...
In Italia:
Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II – Roma
Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte - Roma
Bibliotheca Hertziana - Roma
Biblioteca Casanatense – Roma
Biblioteca Universitaria Alessandrina – Roma
Biblioteca Pontificia Università Gregoriana - Roma
Pontificio Istituto di Studi Ecclesiastici - Roma
Pontificio Istituto di Studi Ecclesiastici - Roma
Biblioteca Comunale Rispoli – Roma
Biblioteca Angelica – Roma
Biblioteca Vallicelliana – Roma
Biblioteca e Raccolta Teatrale del Burcardo - Roma
Biblioteca della Camera dei Deputati - Roma
Biblioteca dell'Accademia di San Luca - Roma
Biblioteca Romana Sarti - Roma
Biblioteca Comunale Rispoli - Roma
Unione Romana Biblioteche Scientifiche - Roma
American Academy Library - Roma
Biblioteca della Fondazione Marco Besso – Roma
Archivio dei Padri dell'Oratorio della Chiesa Nuova – Roma
Biblioteca Scolastica Multimediale Alberto Savinio del Liceo Artist. St. Giorgio De Chirico – Roma
Biblioteca Istituto Polacco di Cultura – Roma
Biblioteca Accademia Polacca delle Scienze – Roma
Biblioteca Fundacja Rzymska im. Margrabiny J. Z. Umiastowskiej - Roma
Biblioteca Fundacja Rzymska im. Margrabiny J. Z. Umiastowskiej - Roma
Biblioteca Comunale – San Vito Romano/Roma
Biblioteca Nazionale Universitaria - Torino
Biblioteca Nazionale Universitaria - Torino
Biblioteca Università degli Studi - Trento
Biblioteca dell'Unione Femminile Nazionale – Milano
Biblioteca Queriniana - Brescia
Biblioteca del Centro di Documentazione Ricerca e Iniziativa delle Donne – Bologna
Biblioteca Panizzi - Reggio Emilia
Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze
Biblioteca Riccardiana – Firenze
Kunsthistorisches Institut - Firenze
Biblioteca Comunale - Arezzo
Biblioteca Accademia Etrusca - Cortona
Biblioteca Comunale - Arezzo
Biblioteca Accademia Etrusca - Cortona
Biblioteca Comunale – Patrica /Frosinone
Ecc. ecc. ...
Elenco delle opere, dipinti e incisioni, di e da Pompeo Girolamo Batoni che sono state pubblicate sul libro e non:
"Sacro Cuore di Gesù"
del 1760, di Pompeo Batoni
Olio su rame, cm. 60x72
(Chiesa del Gesù, Roma)
"Sacro Cuore di Gesù"
Copia di Ignoto, forse di Pietro Gagliardi * (Roma 9.8.1809 - Frascati 19.9.1890)
da Pompeo Batoni
Olio su tela del XIX secolo, cm. 48,50x37,00
(Collezione Privata, Roma)
"Sacro Cuore di Gesù"
di Giovanni Antonio Faldoni da Pompeo Batoni
Incisione del 1768, di cm. 17,00x23,50
(Collezione Privata, Roma)
"Sacro Cuore di Gesù"
di Ignoto da Pompeo Batoni
Oleografia del XIX secolo, cm. 18x28
(Collezione Privata, Roma)
"Sacro Cuore di Gesù"
di Ignoto da Pompeo Batoni
Incisione del XX secolo, cm. 5,50x10,50
(Collezione Privata, Roma)
"Sacro Cuore di Gesù"
di Ignoto, ispirato a Pompeo Batoni
Smalto su tavola del XIX secolo, cm. 40x70
(Collezione Privata, Roma)
"Cuore Misericordioso di Gesù"
di Olgierd Sołtys da Adolf Hyła
Olio su tela, del XX secolo, cm. 90x180 ca
(Chiesa di San Giuseppe, Cieszacin in Mały, Polonia)
"Cuore Misericordioso di Gesù"
di Kazimierz Przydatek da Adolf Hyła
Collage di carta colorata del 1993, cm. 150x200
(Proprietà Kazimierz Przydatek, Roma)
"Cuore Radioso di Gesù"
di Ignoto
Olio su tavola del 1747, cm. 70x34
(Collezione Privata, Roma)
"Cuore Radioso di Gesù"
Particolare
Sacro Cuore di Gesù. Ex voto del XIX secolo.
DALL'IDEA, ALLA STESURA DEL TESTO, ALLE RAPPRESENTAZIONI
Anno 2004
- Invitato da P. Kazimierz Przydatek, Rettore della Chiesa dei Gesuiti di Sant'Andrea al Quirinale a Roma, Alberto Macchi inizia a fare ricerche sul pittore e sul Sacro Cuore di Gesù. Un antiquario gli fa dono di una tela ottocentesca copia del Batoni, da restaurare; egli acquista libri rari e incisioni sul tema del Sacro Cuore, prende visione e fotografa alcuni ex-voto settecenteschi straordinari.
- Alberto Macchi continua le ricerche negli archivi e nelle biblioteche in Italia e entro l'anno scaturisce il testo definitivo. Viene anche scritta la Prefazione al Libro.
Anno 2005
- Il testo, comprensivo di note, fotografie e bibliografia, viene puntualmente pubblicato a Roma.
Anno 2009
- Lettura Drammatizzata, a Roma, con l'attore Mauro Bisso, al Teatro "Delle Emozioni" diretto da Enzo Fasoli.
Anno 2010
- Lettura Drammatizzata a cura di Alberto Macchi, al Teatro "Enrico Marconi" di Varsavia, in Polonia.
Anno 2011
- Seminario sul pittore con lettura di alcuni brani del testo, a cura di Alberto Macchi, presso la Sala Conferenze dell'Associazione 'Italiani in Polonia'.
Anno 2012
- Pubblicata scena dal testo teatrale “Pompeo Batoni”, su Gazzetta Italia n. 4/2012, in lingua italiana e polacca.
RASSEGNA STAMPA, INTERNET, RADIO, TV, OSSERVAZIONI VARIE:
(Articolo di Alberto Macchi su "Gazzatta Italia", Varsavia 4/2012)
PASSI DEL LIBRO TRATTI DAL TESTO E/O DALLE NOTE:
BATONI: (Viene in proscenio e si rivolge al pubblico quasi sottovoce) Sapete, a settantanove anni si è terribilmente vecchi. Anche se si è Pompeo Girolamo Batoni! E la vecchiaia non la tollera nessuno, neanche le persone più care. (Si guarda intorno) Perché devo vivere così al buio? (Mentre s’avvicina a due candelabri poggiati su un piano) Chissà quanto buio mi aspetta con la morte! Ora, finché m’è consentito, voglio vedere la luce. (Accende alcune candele) I miei figli e i miei nipoti hanno tutti il loro bel da fare; non possono certo star appresso ad un vecchio come me. Anch'io da ragazzo, d'altronde, avevo il mio bel da fare per divertirmi, quando poi non dovevo seguire mio padre nella sua bottega di orafo. E da adulto avevo da pensare alla famiglia che m’ero creato. Avrei mai avuto, allora, il tempo d’assistere i miei nonni, o qualcuno di famiglia che con l’età si fosse rimbecillito? Anzi, tra i miei figli, i maschi tutti e tre, hanno lavorato a bottega com me. Uno, Felice, è venuto addirittura com me a lavorare a Lisbona. E quattro delle mie figlie, di quelle che hanno scelto l’arte, anziché la clausura o il matrimonio, hanno suonato per anni nell’antibottega, in modo da accogliere ed intrattenere piacevolmente le lunghe schiere di ospiti, di visitatori e di committenti, che ogni giorno si accalcavano lì in attesa di essere ricevuti da me. Ed esse offrivano loro dolci e leccornie varie, preparate da esse stesse, con le loro mani, una vera panacea, per quei signori, contro tutti i disagi per le lunghe ed estenuanti attese. I miei figli, tutti e dodici, hanno le mani d’oro, c’è chi suona l’arpa o la viola, chi, come Ruffina, compone versi, chi disegna, chi dipinge, chi sa cucinare. E se io oggi sono vecchio non è colpa di nessuno di loro. Certo, neanche mia. Si invecchia per colpa o per grazia della natura, del Padreterno. E noi, una volta vecchi, con il fatto che ci consideriamo detentori delle tradizioni, degli usi e delle consuetudini, così vorremmo che nulla cambiasse, che il sistema di vita restasse quello che noi conosciamo. E allora giù con improperi contro chi è più giovane di noi. Questo perché costui sta cambiando, si sta trasformando. E ancora giù contro chi si adegua, contro il mondo intero che, col suo ritmo, a noi, ormai stanchi, ci sconvolge. E così diventiamo scorbutici, antipatici, ossessivi, intolleranti. A sprazzi siamo anche consapevoli di tutti questi nostri orrendi difetti, ma purtroppo ciò accade soltanto in particolari momenti di lucidità e di senso d’umanità, come per me adesso. E non consideriamo i disagi e le difficoltà che creiamo ai nostri figli - ancora di più quando noi siamo anziani e loro ancora giovani - o a chi ci assiste, quando ci ostiniamo, quando non vogliamo valutare le loro esigenze, quando se ci propongono di trasferirci altrove, noi ci intestardiamo a voler vivere in quella casa dove abbiamo sempre vissuto, dal momento che quella è stata il nostro rifugio per tutta la vita. Così sacrifichiamo i nostri figli, creiamo spesso figli soli, senza una moglie, senza un marito, senza prole. Li colpevolizziamo in nome di tutto quello che noi abbiamo sempre fatto per loro; creiamo loro una miriade di atroci rimorsi soltanto per dar sfogo ai nostri capricci, perché vogliamo essere considerati, assistiti, ossequiati. Invece non è così che devono andare le cose. Il mondo appartiene a tutti, anche a noi, è vero, ma dobbiamo tener presente ch’esso appartiene soprattutto a coloro che poi lo muovono e che dovranno abitarlo in futuro. Noi dovremmo avere il coraggio di ritirarci di buon grado; dovremmo raccoglierci tra noi anziani, dovremmo assisterci tra di noi, come una comunità superiore, privilegiata perché più saggia, distaccata dal resto del mondo, con tutto il bagaglio del nostro sapere, dei nostri interessi, con la nostra conoscenza da distribuire a tutti coloro che ce ne facessero richiesta, senza alcuna distinzione: a figli, a parenti, ad amici, … ad estranei. Dovremmo insomma vivere appartati, in qualche luogo, sempre pronti però, noi, ad offrire il nostro contributo, i nostri consigli, quindi in qualche modo integrati con gli altri. Ed intanto dovremmo coltivare degli interessi, avere cura della nostra persona, scambiarci tra di noi, informazioni, aiuti, amicizia, assistenza. Ma tua moglie? Vi domanderete. Mia moglie, poverina, fa quello che può per me. Anche lei ha da pensare ai suoi malanni ed è ancora al servizio qualche nostro figlio in difficoltà. (Mentre recupera un calice da sopra un tavolo e vi versa dentro del vino) Scusate se bevo un po’ di vino, il latte dei vecchi. (Beve) Altra cosa. Come avete sentito dire prima, da quelle donne, noi anziani dovremmo accettare le malattie, il distacco dagli affetti e godere di ogni possibilità che ancora la natura ci riserva. Abbiamo perso un occhio, abbiamo l’altro, li abbiamo persi tutti e due, abbiamo l’olfatto, abbiamo perso anche l’olfatto, ci restano il tatto, il gusto e così via. Anche perché per noi, prima o poi, sopraggiungerà la morte, quella morte che allora non dovremmo vederla come una soluzione ai nostri problemi, ma un’amica che viene per condurci in un’altra dimensione. Il nostro cuore quindi, prima o poi, è destinato ad arrestarsi; esso infatti, anche se sede dei sentimenti, altro non è che un viscere con la funzione di pompare e spingere il sangue in ogni parte del nostro corpo. E non è come il tempo che, credo, continuerà a pulsare per l’eternità. C’è un cuore soltanto che vivrà in eterno, quello Sacro di Gesù Cristo che io ho rappresentato più volte con i miei pennelli. (Prende un quadro appeso ad una parete e lo mostra al pubblico) Questa è una copia ad olio su tela che ho voluto conservare per me. L’originale, alla Chiesa dei Gesuiti a Roma, invece era su rame. Vedete qui, il Cuore di Gesù irradia luce, non vive al buio, nascosto all’interno del corpo come quello nostro; il Sacro Cuore è manifesto, visibile a chiunque, come è stato per Margherita Maria Alacoque, a chiunque, naturalmente, abbia un sincero desiderio di vederlo. (Ecco che avverte intorno a sé delle presenze)
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BATONI: A me, il Sacro Cuore di Gesù, è apparso in sogno. Ricordo, una notte, durante il sonno ebbi prima una visione orribile: vidi un “ibrido” costituito da un albero con le radici, in parte esterne, ma ben ancorate in terra. All’estremità del tronco c’era una testa d’uomo con serpenti per capelli. Quest’ibrido agitava freneticamente due grandi ali d’uccello nel tentativo impossibile di sollevarsi. Aveva le braccia tese verso l’alto. Imprecava con voce cavernosa contro il Cielo. La bocca sprigionava fuoco, dalle narici fuoriusciva vapore, dal membro zampillava un liquido maleodorante. Appesi ad alcuni rami, collocati qua e là, tra le foglie, si scorgevano frutti di pietra e di ferro. Questa visione mostruosa era come disposta in un quadro, all’interno di una cornice sulla quale, in basso, al centro, era stata applicata una striscia di pergamena con la scritta: ”Apocalisse, questo è il pericolo che corrono gli uomini se non si ravvedono e se non ricorrono alla Salvazione a loro offerta da Cristo nel momento del Suo sacrificio sulla croce”. Improvvisamente questa visione raccapricciante è svanita e sempre all’interno del quadro, al posto suo, è apparso Gesù con il Suo cuore in mano, ardente di compassione e di carità per tutti noi; paziente, fiducioso e sereno, a ricordarci appunto il Suo sacrificio sulla Croce e quindi la sua offerta di Salvezza. (Mentre va a riappendere alla parete il quadro) Questa tela per me, capirete, ha un significato importantissimo. E l’immagine di questo Sacro Cuore, a chi la possiede, produce effetti straordinari. Infatti, stando alle litanie di Margherita Alacoque, alle affermazioni di Claudio Colombière, suo maestro spirituale e a quelle di Giovanni Eudes, chi possiede l’immagine del Sacro Cuore avrà tutte le grazie di Dio, avrà garantita la pace in famiglia, sarà consolato nelle afflizioni, avrà sicuro asilo in morte. Il Signore, durante la Sua apparizione a Margherita Alacoque sembra abbia affermato: “I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte della misericordia, io benedirò quelle case dove l’immagine del mio Cuore verrà esposta ed onorata” E poi: “A tutti coloro i quali si comunicheranno nel primo venerdì di ogni mese per nove mesi consecutivi, concederò la grazia della perseveranza finale, onde non moriranno nella mia disgrazia, né senza avere ricevuti i Santissimi Sacramenti e il mio Cuore sarà per essi, in quell'ora estrema, sicuro asilo contro gli assalti del Demonio”. Ecco perché, stando a quanto mi riferiscono alcuni viaggiatori, questa immagine miracolosa si sta già diffondendo in ogni casa e in ogni bottega del mondo. Comunque, tornando alle mie considerazioni di poco fa, (Mentre mostra il suo studio) in questa mia casa-bottega, qui a Roma, devo dire, sono assistito più dagli amici compassionevoli che dai parenti. (Pausa) Mah, che sto a lamentarmi! Ho lasciato ai posteri così tante di quelle mie opere pittoriche, che quando il mio cuore smetterà di battere, tutti, volenti o nolenti, dovranno ricordarmi, per l’eternità! E soprattutto ho lasciato al mondo quel Cuore Sacro che arde, come un fuoco sempre attivo, una luce eterna. (Considera) Sono trascorsi ormai circa trent’anni dalla mia prima versione del Sacro Cuore. Sono stato poi impegnato alla Corte di Lisbona. Ebbene, ricordo ancora come fosse oggi, ho avuto così tanti timori nel rappresentarlo, quel cuore, che spesso, durante il periodo dell’esecuzione del quadro, la notte non riuscivo a dormire. Mi restava particolarmente difficile poter interpretare quel messaggio ch’era scaturito dalla visione di Margherita Maria Alacoque. Le cronache dei suoi tempi avevano raccontato che Gesù le era apparso con un cuore ardente esterno al petto e che, come vi ho già detto, le aveva parlato. Ma quale simbolismo voleva rappresentare l’Altissimo? Quale significato poteva nascondersi dietro quell’immagine così incomprensibile, interessante ed inquietante al tempo stesso? E quali effetti sulla gente, sulla Chiesa, avrebbe potuto produrre la presenza di quell’immagine una volta esposta al pubblico? Ebbene, quelle mie preoccupazioni, poi, non si sono rivelate infondate. I primi effetti si sono avuti appena qualche giorno dopo che il quadro era stato collocato nella Chiesa del Gesù. Infatti intorno a quell’effige erano già sorte dispute di varia natura, tra la gente comune, fra i pittori e fra gli scrittori. E sono state tutte queste voci che alla fine hanno prodotto a quell’immagine del Cristo, responsabilità e implicazioni politiche nella faccenda della soppressione della Compagnia di Gesù. Proprio i Gesuiti, che avevano assunto l’impegno di diffonderne il culto, furono proprio loro che ne vennero a subire i primi effetti. Anch’io, devo dire, quando realizzai per loro quella versione su lastra di rame, ricordo, ebbi fino all’ultimo momento, cattivi presagi e infinite perplessità, fino al. punto che arrivai a ritoccare quel dipinto quando era già stato collocato sopra l’altare, fra antichi affreschi, nella sua Cappella, dentro la Chiesa del Gesù qui a Roma. Noi artisti, ne sanno qualcosa i nostri protettori, data la nostra estrema sensibilità e quindi la nostra vulnerabilità, spesso, durante l’esecuzione dei nostri lavori, siamo vittime di paure, di superstizioni, di dubbi atroci appunto. E tutto questo poi, credo, possa emergere ad una lettura attenta delle nostre opere. Il Beato Angelico e Carlo Dolci, ad esempio, benché religioso l’uno e laico l’altro, si tormentavano entrambi e si laceravano dentro, ogni qualvolta affrontavano un soggetto religioso. Ed anche a me, a noi, pittori di questa nostra epoca, accade così. Ci riteniamo indegni di rappresentare una dimensione sacra, una dimensione trascendentale, che non ci è dato, neanche a noi artisti, di conoscere visivamente. Il Caravaggio infatti, invero più uno sgherro che una brava persona, pur tuttavia un leale valentuomo, nella sua infinita onestà, ci ha insegnato a guardare il Cristo, la Vergine, i Santi, gli Angeli, come esseri terreni in un contesto terreno. Il pittore può e dovrebbe dipingere soltanto il reale, diceva, ciò che può vedere con i propri occhi, non l’immaginazione. E tanto meno quando si tratta di immaginazione celeste, divina. Io sono uno di quegli artisti che ha una visione molto complessa della pittura. Vago dal “naturale” all’”antico” e mi sono rifatto a schemi reali, di bellezza, di tenera vita affettiva, fino a schemi classici. Quindi sono un pittore che ha realizzato di tutto, anche immagini sacre. Attraverso l’analisi degli errori degli altri ho imparato a moderare l’espressione quando turba l’armonia dell’insieme del quadro, a smorzare la luce quando questa brucia il colore, a contenere il colore quando questo distrugge il disegno, a modulare il contorno quando questo immobilizza il colore. Le arti, come le lettere, secondo me, devono asprimere equilibrio, equlibrio all’interno della composizione nonché equilibrio tra la composizione stessa, il suo scopo, la scelta del tema e la forma. Questo perché l’arte, in quanto arte, alla fine ha l’incarico di adempiere ad una funzione sociale ed educativa. (Fa un ampio respiro) Da ragazzo, quando vivevo in famiglia a Lucca, mi impegnavo nel disegno dentro la bottega di orafo di mio padre. Poi, dopo lo studio della pittura con differenti maestri, ho incominciato a dipingere miniature sui ventagli e figure in quadri di paesaggio di altri pittori. Quindi belle donne, amori, tradimenti … (L’Ensemble inizia ad eseguire pezzi musicali di sottofondo). Finché non mi sono sposato, prima con Caterina e poi con Lucia, per un totale di 12 figli. E così, sollecitato dalla responsabilità della famiglia, ecco che ho acquisito le mie prime vere committenze. Ed è scaturito in me preponderante il gusto per la bellezza femminile, per le epidermidi delicatamente rosate, per i capelli sofficemente biondi, per i rasi e per i velluti. Ho incominciato a mettere nei miei quadri, spesso influenzati dal turgore del secolo scorso, note di grazia quasi arcadica. E giù, come i miei amici Raffaele, Antonio, Angelica ed Elisabetta, a far ritratti a quel principe inglese, a quel monarca portoghese, a quel monsignore francese, a quella damigella viennese, a quella poetessa polacca e, perché no, a quel pontefice. Io poi peraltro, oltre che scene devozionali e ritratti, ho dipinto particolarmente scene storiche e mitologiche. Ho avuto insomma così tanto di quel lavoro, commissionatomi dalle varie corti di tutta Europa, che la mia bottega pullulava di allievi, amici e copisti. Ed ho ricevuto, oltre a compensi, premi e riconoscimenti, così tanti pregiatissimi regali da principi e regnanti che, con l’andar del tempo, mi sono ritrovato ad aver messo su una collezione talmente ricca da far invidia ai più noti collezionisti d’Europa. Anche se qualcuno poi andava criticando la mia arte dicendo in giro che mi avrebbe preferito più sudicio, sembrandogli, la mia pittura, troppo leccata. Allora, Mengs affermava che la pittura ha per anima la poesia, mentre io precisavo che la pittura è poesia muta. Ed ora eccomi qui, davanti a voi, a raccontare i fatti miei. Devo raccontarvi, allora, anche che sono ben sessant’anni che ho lasciato Lucca e che vivo a Roma; che sto uscendo a fatica dalle conseguenze di un recente attacco apoplettico. E che mi sono salvato dalla morte perché qualcuno è intervenuto in tempo a scaldarmi i piedi, ad applicarmi pezze fredde al capo e a praticarmi energici clisteri. Questi attacchi apoplettici accadono quando i violenti turbati affetti dell’anima corrono a rovesciarsi, nel cuore, dove nel disordine della procella, il sangue non trova più le usate strade, obbligato perciò dalla violenza dei suoi rigurgiti, ad aprirsi uno sfogo per vie non sue. Queste sono le conclusioni a cui sono addivenute, molto filosoficamente, alcune artiste, mie sagge colleghe; mentre invece i miei dottori, più materialmente, avevano attribuito questa trombosi alla mia corporatura già di “omo grande”- a dirla alla maniera del mio amico Antonio Canova – divenuta in questi ultimi anni effettivamente un po’ troppo appesantita. Poi, se per qualcuno non sono diventato famoso come i miei concorrenti, questo credo sia dovuto al fatto che io sono stato un buon pittore vissuto però in una cattiva epoca, neanche degno d’essere nominato Principe nel mio regno, l’Accademia di San Luca in Roma. Forse perché in Italia, in fondo, mi sono sempre comportato da persona modesta, troppo onesta nello stabilire i prezzi dei miei quadri. Anche se a Londra, invece, i miei ritratti venivano valutati anche più di quelli di Reynolds. (Va a sedersi su uno sgabello) Voi dovete avere pazienza con un povero vecchio, perché un giorno anche voi sarete vecchi come me. E un vecchio, più di un giovane, anche se vive in famiglia, è sempre solo. È condannato a stare troppo tempo solo con se stesso, per cui a volte, se soltanto gli rimane un po’ di cervello, si terrorizza davanti al pensiero del mistero della vita e della morte. Altre volte, invece, se è in pace con se stesso e col Cielo, non prova, ne rimpianti, ne nostalgie e ne paure; altre volte, infine, se si irrigidisce può diventare, concreto e razionale come non lo è mai stato in tutta la sua vita, per cui rigetta ogni sorta di fantasie. Insomma, vedete? Sono troppo avvezzo a considerare, ad analizzare, a sollecitare la mente. E questo, ripeto, perchè ho troppo tempo, durante tutto il giorno e tutta la notte, per pensare. Così, allora, non va bene! Le mie giornate sono più lunghe della loro naturale durata. E anche le mie nottate insonni sono sempre più lunghe. Ma per fortuna che più si va avanti nell’età e più i nostri momenti di lucidità incominciano ad alternarsi, sempre con più frequenza, a quelli di vuoto. Vedete, la natura a volte è matrigna, ma altre volte invece è madre, una madre più che protettiva. Certo chi nella vita ha sempre amato, rispettato e avuto fiducia negli altri, ha meno difficoltà a vivere serenamente la vecchiaia. L’amore è un sentimento che ci pone in armonia con la natura, con la storia, con il mondo, con il Cielo, col presente, col futuro, e con Dio, quello stesso Dio che s’è manifestato con il cuore ardente d’amore per tutti gli uomini, amore che irradia luce, la stessa luce che illumina la mente quando questa è serena. Alcuni ex-voto, ho visto, ispecie nelle campagne, spesso dipinti ad olio su tavolette di legno grezzo, rappresentano Gesù in piedi con due raggi, uno bianco e l’altro rosso, che partono dal suo cuore diretti particolarmente verso il pavimento costituito da mattonelle poste a scacchi, bianche e nere. Certamente frutto di qualche visione, magari di una mistica o, che so, di una suora in qualche convento. Io personalmente non ho mai visto certa luce specifica, ma per dipingere il Sacro Cuore, ho dovuto immaginare quella che dev’essere apparsa davanti agli occhi di Margherita Maria Alacoque, quel lontano 26 dicembre del 1673 nel Monastero di Paray-le-Monial in Francia, che ha illuminato la mente di così tanti biografi e scrittori, o quella di altre rivelazioni, più o meno simili. E ho dovuto leggere scritti su scritti (Pausa). Sì, io sto parlando di vecchiaia, di fatti miei, di apparizioni..., ma è il problema dell’esistenza in genere che oggi sta diventando il nostro vero problema, quello di tutti; un problema ben più esteso, un problema di incomunicabilità, di egoismo. E questo perché noi uomini, nella realtà, non siamo esseri sociali come gli animali, ma esseri aggregati. Se noi tutti, non ci illumineremo di quella luce che per ora è dato di vedere soltanto a persone mistiche, a santi o a suore e continuiamo a non reagire dinanzi a questo processo ormai innescato che ci sta portando, sempre più, verso una inesorabile agonia, arriveremo ad assistere, tra breve, immersi nelle tenebre, ogni giorno più impotenti, al totale disfacimento della nostra specie. Allora, mi rivolgo alle generazioni future: (Ad alta voce) siate allegri, fate feste, follie, state insieme, divertitevi, però sopra ad ogni cosa, rispettatevi! E a certuni dico: attenti a non migliorare troppo lo spirito, perché, così facendo, rischiate di corrompere il cuore! Voi vi lamentate perché Dio ci ha creati con l’incognità della morte, dell’aldilà? Ebbene, a parer mio, è giusto che sia così. Se sapessimo, quando, dove e come andremo a finire dopo la morte, state certi, che tutti noi, al primo sconforto, alla prima paura, fuggiremmo subito nell’aldilà. Io credo infatti che all’altro mondo si viva veramente felici, si stia insomma in grazia di Dio. Avete mai visto qualcuno che è tornato indietro dopo la morte? No davvero! Ecco allora già una prova più che significativa per cui nell’aldilà si sta meglio. (Spegne, ad una ad una, tutte le candele) E queste, signori miei, sono state anche le convinzioni di un vecchio uomo, saggio e ostinato come era mio padre Paolino, morto ormai da circa quarant’anni. Che dire infine di mia madre? Mia madre, credo, come quella di ognuno di noi, è stata il mio unico appiglio, il mio unico vero riferimento su questa terra. E quando questa nostra radice ci viene a mancare, ci consola soltanto la speranza di poterci, un giorno, ricongiungere a essa nell’aldilà. Sì, a questo mondo, una volta perduta nostra madre, noi tutti, allora ci accorgiamo veramente di essere soli! (Pausa) In verità avrei voluto concludere questo mio soliloquio, questo mio monologo qui davanti a voi, con qualcosa di allegro, ma adesso, a forza di rievocare e di considerare, mi sono perso nei meandri delle dei ricordi e delle riflessioni, per cui ora mi resterebbe troppo difficoltoso recuperare in breve tempo lo spirito giusto, quello gioioso, che poi è quello del mio carattere. Ma, comunque, prima di congedarmi da voi, perché voi possiate conoscere l’altro Pompeo Batoni, quello spiritoso, quello che ha avuto successo in società, oltre che per l’arte, anche per il suo spirito allegro; e soprattutto per non lasciarvi così, con la bocca amara, voglio raccontarvi una cosa spiritosa e dolce nello stesso tempo. Eccovi allora questa cosa spiritosa e dolce: una melarancia, quel frutto agro e dolce, o per meglio dire, le tre melarance, in un sunto della fiaba teatrale del mio scrittore preferito Carlo Gozzi, “L’amore delle tre melarance”...
RITRATTO DI GESU' DEL XIX SECOLO DA POMPEO BATONI ISPIRATO ALL'AUTORITRATTO DI RAFFAELLO?
Foto di Astrea Amaduzzi
Particolare del "Sacro Cuore di Gesù" di Ignoto da Pompeo Batoni
Particolare del dipinto "Raffaello col suo Maestro d'armi" di Raffaello Sanzio
Incisione da lastra di
rame
che riproduce Pompeo Batoni
che riproduce Pompeo Batoni
P. Batoni dip. A. Tricca dis.
Antonio Marchi inc.,
in Firenze, anno 1846
in Firenze, anno 1846
Una incisione da lastra di rame
che riproduce Girolamo Pompeo Batoni al cavalletto
che riproduce Girolamo Pompeo Batoni al cavalletto
su disegno di Jean-Baptiste-François
Bosio e incisione di Torchiana
tratta da: Batelli e
Fanfani Editori Calcografi in Milano 1815 - 1816
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LIBRERIA LA FELTRINELLI
Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo teatrale
di Alberto Macchi
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teatrale di Alberto Macchi ti invitiamo a lasciarci una Recensione qui sotto:
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questo leggere eventuali recensioni negative non ci dovrà frenare
dall’acquisto, anzi dovrà spingerci ad acquistare il libro in fretta per poter
dire la nostra ed eventualmente smentire quanto commentato da altri, contribuendo
ad arricchire più possibile i commenti e dare sempre più spunti di confronto al
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Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo teatrale - Prezzo non disponibile Leggi le recensioni
Commenti e guida alla lettura del libro “Pompeo Batoni e il sacro cuore di
Gesù. Monologo teatrale” di Colosseo
1. Genere del libro “Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo
teatrale” (classici, poesia e teatro)
La categoria di “Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo teatrale”
è classici, indicato per chi è appassionato al tipo di libri poesia e anche
raccomandato per chi adora la tipologia di libri teatro.
Chi vuole leggere racconti classici, horror, per ragazzi e classici libri,
come me, può leggersi questo libro su classici, poesia e teatro che si intitola
“Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo teatrale”. E’ un esaltante
romanzo, una meraviglioso storia adatta per chi vuole leggere romanzi classici
italiani. Una storia la quale tesse una bella trama un pò esaltando asprezza e
souspance che soltanto un racconto sa dare. Tra i romanzi famosi da leggere per
chi sta cercando libri da leggere assolutamente suggerisco “Pompeo Batoni e il
sacro cuore di Gesù. Monologo teatrale”, libro di Alberto Macchi.
2. Descrizione e informazioni su “Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù.
Monologo teatrale”
“Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo teatrale”, di Alberto
Macchi, è ideale per chi ama il genere di libro classici, e quelli che amano
leggere classici. Comunque questo libro può essere letto inoltre da lettori che
amano il genere libri poesia e il genere teatro. Ecco alcuni dei dettagli su
questo libro: è un libro del 2006. Edizione di Colosseo. European Article
Number 9788890240201. {“Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo
teatrale” è un libro breve, perché è di, Brossura pagine.
libro Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo teatrale Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù.
Monologo teatrale - Prezzo
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Ecco la scheda tecnica del libro:
Pubblicato nell’anno: 2006
Editore: Colosseo
EAN: 9788890240201
Pagine:, Brossura pagine
libro Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù. Monologo teatrale Pompeo Batoni e il sacro cuore di Gesù.
Monologo teatrale - Prezzo
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Posted in Classici, Critica,
Letteratura teatrale, Poesia, Romanzi, Teatro
August 12, 2017 Libri Consigliati
Tagged in 2006
Sono un appassionato di ricerche sul "Grand Tour e sulle Accademie dell'Arcadia e di San Luca nel XVIII secolo". Vivo in Italia ed in Polonia dove, di tanto in tanto, AMO VIAGGIARE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO. Chiunque, residente in uno di questi due paesi, nutra la mia stessa passione, può contattami per un incontro in cui condividere e scambiarsi esperienze, foto, opere, documentazioni raccolte a tutt'oggi e magari per concordare un'eventuale escursione, tra realtà e immaginazione, da fare insieme successivamente.
* "Sacro Cuore di Gesù"
di Pietro Gagliardi (Roma 9.8.1809 - Frascati 19.9.1890)
Chiesa Nuova, Roma (Foto: FarodiRoma/particolare)
Quadro "ricoverato", ossia incollato su una tela di supporto,
montata su un telaio di alluminio,
in quanto la tela originale non ha più la forza di garantire la giusta stabilità
e il giusto "tensionamento"
e per tenere incollati gli strappi e i tagli del dipinto.
Dipinto riportato sul suo telaio di legno dopo essere stato rifoderato.
Le parti mancanti di colore sono state stuccate con un impasto di gesso e colla animale,
dopodiché scartavetrate, assottigliandole fino a portarle al livello della pittura originale.
Sulle zone stuccate e livellate è stata stesa una mano di preparazione a tempera per ridurre
l'assorbimento del gesso e predisporre la superficie alla successiva fase di reintegrazione pittorica.
02.500 - 01.12.14
03.200 - 01.12.17
* "Sacro Cuore di Gesù"
di Pietro Gagliardi (Roma 9.8.1809 - Frascati 19.9.1890)
Chiesa Nuova, Roma (Foto: FarodiRoma/particolare)
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ORIGINALE
Prima del restauro
Sondaggio
Pulizia
Quadro "ricoverato", ossia incollato su una tela di supporto,
montata su un telaio di alluminio,
in quanto la tela originale non ha più la forza di garantire la giusta stabilità
e il giusto "tensionamento"
e per tenere incollati gli strappi e i tagli del dipinto.
Dipinto riportato sul suo telaio di legno dopo essere stato rifoderato.
Le parti mancanti di colore sono state stuccate con un impasto di gesso e colla animale,
dopodiché scartavetrate, assottigliandole fino a portarle al livello della pittura originale.
Sulle zone stuccate e livellate è stata stesa una mano di preparazione a tempera per ridurre
l'assorbimento del gesso e predisporre la superficie alla successiva fase di reintegrazione pittorica.
In fase di ultimazione. Recuperati i raggi e la luminosità. Ultimi ritocchi.
Qualche perfezionamento ancora
02.500 - 01.12.14
03.200 - 01.12.17
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